Lo scorso 25 ottobre 2017 è stata presentata la Riforma della rete ospedaliera in Sardegna, con lo slogan “I piccoli ospedali verranno salvati”. Salvati da cosa?
Intanto, nessuno ha messo ordine nella rete territoriale d’emergenza, il Sistema 118, quello che dovrebbe ‘centralizzare’ e convogliare i pazienti verso gli ospedali ad alta specializzazione. Non basta l’elisoccorso, se con una strana logica si ignorano i problemi del trasporto su ruote, l’unico in grado di garantire il trasporto sanitario dei paziente dei piccoli centri. Le ambulanze sono vecchie e cariche di chilometri, quelle più nuove superano i 130.000 km.; il personale sanitario insufficiente; le associazioni attendono la nuova convenzione, così da poter decidere se investire nell’acquisto di ambulanze ed attrezzature. Perciò, mentre gli ospedali periferici non vengono chiusi ma certamente depotenziati, il Sistema 118 langue, vittima di una guerra intestina tra le correnti del Pd che si sono combattute per il controllo dell’Areus (Azienda regionale per l’emergenza urgenza), che alla fine ha visto prevalere Giorgio Lenzotti a discapito di Piero Delogu., poi, in compensazione, nominato direttore sanitario.
Si arriva cosi a dicembre, quando le delibere regionali sull’Areus (13 dicembre 2017) parlano di costruzione di un modello operativo, con a capo Lenzotti, che rappresenta una ‘vittoria di Pirro’ visto che Delogu comanda le due Centrali e indica le linee sanitarie, quindi guiderà la “fase di ricognizione delle linee di attività da ricondurre a Areus” e chiederà, a se stesso, i dati sul servizio effettuato, il personale e siglerà le convenzioni con le ambulanze di base. In questa schizofrenica pianificazione, nella quale si chiede una ricognizione territoriale dopo aver preso decisioni sulla rete ospedaliera, accade che nei territori periferici vengano sottratte risorse, cancellate convenzioni o non ampliate e soprattutto non potenziati i mezzi vecchi e logori.
Casi come quelli accaduti nel Sarrabus sono un esempio. Martedì 27 febbraio, alle 13 circa, l’ambulanza medicalizzata di Muravera veniva inviata per un presunto infarto nello studio della Cardiologa di Villasimius. Non essendoci alcuna ambulanza di base presente per un rendez-vous (consegna del paziente da un’ambulanza ad un’altra, così da non sguarnire il territorio di competenza) a Cagliari, dopo 25 minuti di viaggio arrivava la stessa medicalizzata: fatta la valutazione, alle 14 circa, il paziente veniva trasportato al Policlinico di Monserrato, il tempo di dare le consegne, ripristinare l’ambulanza e rientrare verso Muravera. Durante il rientro, però, meno di un’ora dopo, scattava una chiamata per un intervento a Villaputzu per un sospetto infarto. Mancava poco alle 17 e la medicalizzata ripartiva per il Policlinico, dove arrivava verso le 18 e, dopo aver lasciato il paziente, si preparava al rientro. Intanto, alle 18.30 circa, un’ambulanza di base interveniva per un evento a San Priamo ed in assenza di medicalizzata portava il ferito grave, in codice rosso, all’ospedale di Muravera, dove la valutazione con la Tac riscontrava “trauma toracico grave e trauma renale”, perciò da trasportare urgentemente alla Chirurgia dell’ospedale SS. Trinità di Cagliari, dove il paziente veniva operato. In sintesi, dalle 13 alle 19, restava scoperto il territorio della medicalizzata (da Escalaplano a Villasimius), codici rossi gestiti da ambulanze di base prive di medico ed infermiere, doppi trasporti urgenti con conseguente disagio del personale ospedaliero, già ridotto, dell’ospedale San Marcellino di Muravera. Mercoledì 14 marzo, verso le 14, l’ambulanza medicalizzata si recava per un codice rosso a Villasalto, ma si fermava per un guasto (sostituita dal mezzo dell’Avoc di Villaputzu per consentire il trasporto del paziente in ospedale), poi si fermava definitivamente all’altezza di San Vito.
Ancora una volta si ripropone il problema dei mezzi vecchi e non idonei in un territorio che chiede maggior impegno ad uomini ed ambulanze visto i viaggi continui a Cagliari. Una visita nell’autofficina di Quartu, che segue la manutenzione dei mezzi, testimonia sette mezzi medicalizzati in riparazione e tenuto conto che la vecchia Asl 8 aveva sette medicalizzate la ‘ricognizione’ è presto fatta. Intanto, però, si annuncia l’arrivo dei tre elicotteri. Questa nuova riforma sanitaria forse, al costo di 7 milioni di euro l’anno, avrà le ‘scarpe’ (tre elicotteri, ma solo quello di Olbia volerà h24), sicuramente, però, non ha i ‘pantaloni’ e le ‘mutande’ sono molto, ma molto vecchie…
Doctor House
(admaioramedia.it)