Ci voleva un incontro tra il nuovo assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ed i medici del sistema territoriale 118 per far emergere una tragica e preoccupante realtà: le carenze di organico dei medici rischiano di far chiudere alcune postazioni cagliaritane, oltre all’unica postazione di San Gavino. L’incontro proposto da Annalisa Mele, neo consigliera regionale della Lega, è stato il primo dopo diciotto anni di disattenzione della politica verso i medici del 118. Il precedente avvenne con l’assessore Oppi, in occasione dell’apertura delle medicalizzate di Quartu Sant’Elena e di Sarroch e dell’avvio di un altro ciclo di corsi per nuovi medici. Da allora, i medici del 118 vennero ‘dimenticati’ a favore di altre categorie sanitarie e lasciati a gestire una situazione che, man mano, si faceva sempre più difficile.
Nell’incontro, molto partecipato dai rappresentanti delle ventiquattro postazioni sarde, è emersa la voglia dei professionisti di voler migliorare il sistema, ma anche l’amarezza di essere costantemente esclusi dalle decisioni, scarsamente considerati, anche nel riconoscimento dell’importante ruolo che hanno nei confronti dei cittadini sardi. Le carenze di mezzi e di attrezzature si sono sommate alle carenze di personale, non certo improvvise, bensì dovute al ‘trasloco’ di molti alla medicina di base, passaggio dovuto proprio alla mancata attenzione della Giunta Pigliaru per le condizioni dei medici delle medicalizzate. Già nel febbraio 2015, Il Comitato sanitario regionale per l’Emergenza-Urgenza sanitaria aveva fatto un’analisi del sistema 118, evidenziando la grave criticità: “Inadeguata aderenza ai requisiti strutturali e organizzativi della rete da un lato e carenza di competenze specifiche degli operatori attualmente impegnati nel sistema, dall’altro”; “Grave carenza di medici e infermieri specializzati nell’emergenza urgenza”; “Gran parte dei medici che operano nelle postazioni di soccorso avanzato ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni, parecchi professionisti sono nella stessa posizioni di servizio sin dall’avvio del 118, segno di una limitata dinamicità del sistema con limitata possibilità di rotazione degli incarichi nei differenti servizi di emergenza-urgenza dei Dea ospedalieri”.
La risposta della Giunta regionale fu una delibera del 18 ottobre 2016 (“Programma di riqualificazione e certificazione di competenze del sistema dell’Emergenza-Urgenza della Regione Sardegna”): “Le criticità evidenziate fanno emergere le necessità di qualificare il personale medico e infermieristico già in servizio e eventuali altre figure professionali che si rendessero necessarie nell’ambito del programma di riqualificazione dell’intero sistema, con l’obiettivo di aumentare l’efficacia e la capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini”. Con un costo previsto e stanziato di 2,5 milioni di euro per alcuni anni. Quindi, nel 2015, la Commissione, scelta ed istituita dall’assessore Arru, definisce come criticità del Sistema 118 la scarsa specializzazione e l’età dei medici e degli infermieri, personale che dal 1998 garantisce la gestione del soccorso avanzato, e prevede di investire una consistente cifra (2,5 milioni di euro) da affidare all’ospedale Brotzu (in quel periodo il responsabile del servizio di Pronto soccorso era Alberto Arru, fratello dell’Assessore) per organizzare un programma di formazione di nuove unità e riqualificazione delle vecchie professionalità da svolgersi in 3-5 anni. Formazione e riqualificazione mai attuata e soldi mai impiegati.
Però, nel frattempo, è arrivato il fiore all’occhiello dell’assessore Arru, l’elisoccorso: gara aggiudicata per 58,5 milioni di euro (+ Iva) alla società piemontese Airgreen per il servizio di emergenza con elicotteri per otto anni (quasi 9 milioni all’anno). Servizio tanto costoso da meritare la pubblicazione sui social di ogni intervento e da essere usato come giustificazione per delibere chirurgiche e silenziose come quella del 28 dicembre 2018, che ha ‘soppresso’ due ambulanze medicalizzate, facendo passare la flotta dei mezzi di soccorso avanzato da 24 a 22 mezzi, ed ha tagliato i costi delle ambulanze di base del 10%. Intanto, i medici che potevano sono transitati nella medicina generale, comunicando almeno tre mesi prima il loro abbandono al 118, tutto questo nel silenzio dell’Areus (Azienda regionale per l’emergenza urgenza), anzi il direttore generale Lenzotti, in una riunione pre-elettorale con le rappresentanze sindacali, proponeva la sostituzione dei medici dell’emergenza con gli anestesisti strutturati a 60 euro l’ora, mentre, attualmente, i medici 118 ne prendono 30, oppure direttamente con gli infermieri.
Invece, che lasciare questa gravissima eredità al nuovo Assessore della Sanità, l’assessore Arru, i suoi consiglieri e tecnici non potevano attivare i corsi per i nuovi medici 118 (durata quattro mesi), effettuare nuove assunzioni per medici già formati (almeno 6\8 dei medici sardi) oppure inserire nei corsi per l’elisoccorso anche quelli per il nuovo personale delle ambulanze? Si sarebbe potuto fare, ma avrebbe avvantaggiato il futuro assessore che ne avrebbe raccolto i frutti, perciò all’insegna di “muoia Sansone con tutti i filistei” si sono lasciate le cose come stavano e, in silenzio, si è scelto di potenziare il personale dell’Areus, effettuare nomine ‘politiche’ transitorie ed acquistare ambulanze di ‘seconda mano’, senza riflettere sulle pesanti e gravi criticità di un sistema indispensabile per il cittadino.
Al neo assessore Nieddu, mentre si stanno per presentare le emergenze estive, spetta trovare soluzioni che altri, Areus compresa, avrebbero già dovuto mettere in atto da tempo. Al nuovo che avanza serve un sincero augurio di buona fortuna ed un grosso ‘in bocca al lupo’, visto che la volpe sembra essersi defilata.
Doctor House
(sardegna.admaioramedia.it)