E’ piacevole seguire le notizie sui media. Sembra che la preoccupazione per la situazione della sanità in Sardegna, più volte denunciata su queste pagine, oltre che dai cittadini sardi, che ne pagano le conseguenze sulla loro pelle, sia stata finalmente percepita anche da sindacati, amministratori comunali, consiglieri della maggioranza di centrosinistra (recentissimo l’attacco del Partito dei Sardi al duo Arru-Moirano) ed associazioni varie.
A quanto pare ormai tutti, a pochi mesi dalle nuove elezioni regionali, si sono svegliati e si sono accorti che la riforma sanitaria della Giunta Pigliaru – che aveva la presunzione di riorganizzare la rete ospedaliera col solo obiettivo del risparmio e senza una preventiva riorganizzazione di quella del territorio – sta causando effetti disastrosi, oltretutto, senza alcun risparmio. La qualità dell’assistenza è ai minimi storici. In Sardegna non si era mai registrata una sfiducia dei cittadini e degli operatori così intensa.
E che dire dell’altra grande pensata, l’Areus (Azienda regionale per l’emergenza urgenza). Anch’essa sbandierata ai quattro venti, così come l’Ats, come la nuova ‘rivoluzione copernicana’ ed orgoglio della peggiore Giunta regionale che si ricordi, è ancora in fase di gestazione e, nonostante siano trascorsi sei mesi dalla nomina dei direttori, profumatamente remunerati, continua a restare un oggetto misterioso. Infatti, compiti e funzioni non sono ancora ben chiari neanche agli addetti ai lavori. L’unica cosa certa sono le spese, quelle previste: mega bando per l’elisoccorso, con tre basi operative, che, a detta degli esperti, non erano assolutamente necessarie (si fosse voluto veramente risparmiare, si sarebbe potuto affidare il servizio ai Vigili del fuoco) e circa mezzo milione di euro per la formazione del personale medico ed infermieristico del 118. Superfluo chiedersi a chi siano state affidate questi due attività: a società esterne alla Sardegna, naturalmente, così come le direzioni di Ats ed Areus.
In attesa delle osservazioni ministeriali sulla riforma ospedaliera, Ats, Aou e Azienda Ospedaliera Brotzu continuano imperterrite a chiudere reparti, accorpare, trasformare, sostituire il personale, nominare nuovi megadirettori in seno alle Direzioni generali e direttori di Dipartimento, senza alcun bando di selezione e/o concorso oppure con votazioni ‘particolari’, che in ultima analisi prefigurano un incarico di fiducia. Fiducia professionale o politica? Quesito facile… e la risposta?
Tutto basato su un ipotetico risparmio. E tra le gravi conseguenze di questa corsa al risparmio si possono annoverare numerosi laboratori e servizi privi dei più elementari prodotti di consumo, dai reagenti alle garze. Frequentissime, rispetto al passato, le richieste nelle Aziende ospedaliere universitarie e al Brotzu per l’effettuazione di esami a causa della mancanza di quel particolare reagente in altre strutture, richieste reiterate nel tempo. Oppure, fatto ancora più grave verificatosi nel nord Sardegna, doversi adoperare per ricavare le garze per le medicazioni, che non vengono acquistate, con il vecchio metodo casalingo: strisce di lenzuola, se nuove o usate non è dato saperlo. Questa è la qualità attuale della sanità sarda.
Si procede ad un lento appiattimento delle strutture ospedaliere ed universitarie di eccellenza, trattate sullo stesso piano di quelle periferiche, che naturalmente non possiedono le medesime alte specializzazioni e, mentendo di proposito, si vuole far credere che in tal modo tutti cittadini siano uguali ed abbiano pari opportunità sanitarie. Niente di più falso. Le grandi strutture di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano continuano a garantire gli interventi più complicati ed urgenti di tutta la Sardegna, ma le maggiori attenzioni di investimento delle risorse umane ed economiche vengono indirizzate, alcune veramente impropriamente, in periferia.
Doctor House
(admaioramedia.it)