La Giunta di centrosinistra, che sta finendo questa disastrosa legislatura, offre un desolante quadro attestante l’incapacità di gestire i problemi della nostra isola in settori strategici e fondamentali per i cittadini quali la sanità, il lavoro, l’agricoltura ecc. Si potrebbe ancora continuare nel lungo elenco dei settori danneggiati.
Un problema in particolare, la cui gestione sfugge a qualunque logica di governance in un’isola che dovrebbe fare del territorio marittimo e delle spiaggie un irrinunciabile bene da gestire in prima persona, è il demanio marittimo, che lo Statuto speciale della Sardegna (articolo 14, comma 1) esclude dalla proprietà della Regione, fra le regioni a Statuto speciale l’unica a non godere della titolarità di questo bene identitario e fondamentale per lo sviluppo e il progresso economico e sociale dell’isola. La Regione Sicilia, per esempio, vede riconosciuta la proprietà del demanio marittimo nel suo Statuto sin dal 1948.
Per porre fine a tale evidente ingiustizia, a settembre 2017, avevo presentato in Consiglio regionale una proposta di legge nazionale, che, alla luce di considerazioni di carattere economico, sociale e di autonomia finanziaria, propone la modifica dell’articolo 14 dello Statuto sardo includendo il demanio marittimo nei beni di proprietà regionale. Proposta di legge esaminata dalla I^ (Autonomia e ordinamento regionale) e dalla III^ Commissione con un iter difficoltoso, che ho sollecitato più volte, e concluso con votazioni favorevoli all’unanimità dei membri delle due Commissioni a maggio 2018. Mentre, per l’esame in aula necessitava una relazione della Giunta Pigliaru che doveva per regolamento essere allegata entro 15 giorni, ma non è stata prodotta nonostante i numerosi solleciti ricevuti.
Non si comprende tale comportamento dannoso e poco rispettoso della identità sarda, ma soprattutto lesivo degli interessi economici dell’Isola, tenuto conto che l’attuale sistema è basato sulla separazione fra titolarità della gestione, posta a carico della Regione e degli Enti locali, e titolarità dei proventi delle concessioni che risultano a favore dello Stato. Tutto ciò non determina alcun beneficio finanziario ed economico per la Regione e per gli enti locali che devono solo sostenere gli oneri impiegando risorse e personale proprio. Tradotto in termini concreti si tratta di una risorsa aggiuntiva che, secondo i miei calcoli, anche senza effettuare le gare previste dalla direttiva Bolkestein, dovrebbe garantire un gettito annuo di risorse comprese tra i 40 e i 50 milioni di euro che potrebbero essere destinati al miglioramento delle sinergie turistiche tra i paesi della costa e quelli dell’ interno dell’Isola.
L’importanza del demanio marittimo per la nostra isola è evidente, costituendo il nucleo centrale delle politiche turistiche finalizzate allo sviluppo economico e in sintonia con la tutela ambientale e rappresentando, inoltre, una fonte di risorse da impiegare nello stesso ambito produttivo. Includerlo, quindi, tra i beni di proprietà regionale rappresenta una necessità improrogabile anche alla luce del nuovo federalismo demaniale (legge 42/2009), che trasferisce alle regioni italiane i beni pubblici di pertinenza dei rispettivi territori.
La mancata attenzione della Giunta Pigliaru alla proposta di legge in questione, evidenzia il fallimento della politica amministrativa della Giunta di centrosinistra, poco attenta al territorio ma vicina ad altre logiche, purtroppo di carattere lobbistico e personale, lontana dai bisogni e dalle aspettative dei Sardi.
Gennaro Fuoco
(admaioramedia.it)