Un altro duro colpo per l’economia sarda. Il governo amico di questa Giunta regionale, che non ha fatto altro che penalizzare scientificamente il nord ovest della Sardegna, ha colpito ancora.
Questa volta, a colpire la Sardegna, e in particolare il nostro territorio, visto che proprio nel nord ovest della Sardegna insistono due ippodromi, è stato il Ministero dell’Agricoltura. Con un colpo di mano inspiegabile e senza alcuna giustificazione economica plausibile, il Sottosegretario all’Agricoltura ha declassato i tre ippodromi sardi: Sassari, Ozieri-Chilivani e Villacidro. Un declassamento che penalizza in maniera pesantissima un comparto, come quello dell’agricoltura, che sta già attraversando un periodo di crisi infinito. L’ippica e l’allevamento del cavallo sono sempre stati il fiore all’occhiello della durissima economia delle campagne, troppo trascurata e abbandonata a se stessa e ricordata soltanto in periodi elettorali con finanziamenti a pioggia, proprio come in quest’ultimo periodo di elargizioni regionali senza precisi obiettivi ma soltanto con provvedimenti tampone per cercare di calmare gli operatori che sono invece stanchi di essere presi in giro. L’agricoltura è una voce importante dell’economia sarda, un tempo era anche la più importante ma le scelte operate da una politica miope hanno contribuito a penalizzarla in maniera drammatica e ora, le poche idee buone che arrivano da giovani coraggiosi che stanno ritornando in campagna, vengono ostacolate dalla burocrazia e da scelte assolutamente anacronistiche.
In questo contesto rientra il provvedimento ministeriale che sferra un durissimo colpo all’economia agricola e in particolar modo all’allevamento del cavallo in Sardegna, che fino a qualche anno fa era una voce importante e dava lavoro a centinaia di persone. La prima mazzata al mondo del cavallo l’aveva inferta Renato Soru con l’inspiegabile taglio-accorpamento-ridimensionamento dell’Istituto di incremento ippico della Sardegna. Un errore strategico che aveva cominciato a far crollare l’economia del cavallo. A questo si è poi aggiunto il totale disinteresse per il comparto. Oltre alla perdita di qualità dell’apprezzata razza “Anglo-Arabo-Sarda” per la cui selezione e valorizzazione era stato necessario un lavoro di alcuni decenni e che ora si sta sfaldando. E senza la ricerca, a farne le spese è stato il conseguente miglioramento dell’allevamento affidato soltanto a pochi coraggiosi che stanno combattendo contro i mulini a vento. Con la crisi dell’allevamento si è lentamente perso anche tutto l’indotto a causa della mancanza di finanziamenti per concorsi ippici e per le corse piane al galoppo. Eventi che non significavano solo premi, ma che avevano al loro interno un mondo lavorativo che è stato devastato: artieri, mozzi di scuderia, aiuto fantini. Una manovalanza che permetteva a molte famiglie di vivere in maniera dignitosa.
Parallelamente alla crescita della razza “Anglo-Arabo-Sarda” era stato giustamente organizzato un lavoro collegato agli allevatori, agli allenatori e ai fantini. E infatti decine di giovanissimi sardi hanno intrapreso negli anni la carriera di fantini e di allenatori affermandosi a livello nazionale e internazionale. Ora questo patrimonio rischia di scomparire definitivamente dopo essere stato drasticamente ridimensionato. Fino al disastro attuale. Declassamento significa meno corse e quindi meno cavalli in gara, meno allenatori, meno fantini e logicamente anche meno allevatori che stanno abbandonando l’allevamento del cavallo perché non è più remunerativo, ma soprattutto perché il cavallo sardo non ha più una vetrina per il mercato.
L’unico timido mercato rimasto è quello legato alla disciplina dell’Endurance, ma lo scadimento della qualità dei cavalli sardi rischierà molto presto di allontanare anche gli unici estimatori rimasti dei cavalli “Anglo-Arabo-Sardi”: gli sceicchi arabi che hanno acquistato numerosi cavalli in Sardegna. La mancanza di un punto di riferimento quale era l’Istituto di incremento ippico con la conseguente selezione qualitativa di alto livello avevano già penalizzato un mercato che stava attraversando un periodo difficile e questo declassamento degli ippodromi potrebbe diventare il colpo mortale per l’economia del cavallo. Intorno al cavallo si può creare una sorta di filiera che rilancerebbe l’intero comparso agro pastorale sardo. Dalle coltivazioni all’allevamento. Senza dimenticare la creazione di scuole per allenatori, fantini e artieri che potrebbero consentire a centinaia di nostri giovani di trovare un’occupazione stabile con importanti ricadute sul territorio. Coinvolgendo ‘maestri’ sardi che si stanno facendo onore in Italia e all’estero ma che sono pronti a mettere a disposizione dei giovani le loro conoscenze e le loro esperienze.
Inoltre, i nostri ippodromi, gestiti in maniera manageriale, grazie anche al clima favorevole della Sardegna, potrebbero diventare punti di riferimento per gli allevatori di tutti il mondo: luoghi di allenamento ideali. E far rinascere gli ippodromi significherebbe anche far rinascere le coltivazioni di foraggio nelle brulle e desolate campagne, abbandonate perché le produzioni non avevano più un mercato di riferimento. Ma per farlo bisogna avere il coraggio di investire sulle strutture per farle diventare vere e proprie oasi di altissima qualità dove il cavallo è il protagonista di un mondo che gli ruota intorno con ristoranti, bar, hotel e altre attività di contorno. Una ricchezza che finora è stata sottovalutata e relegata a economia delle campagne senza un briciolo di lungimiranza, ma sostenuta soltanto con dannosi finanziamenti a pioggia. Rilanciare un comparto che ha grandissimi margini di crescita ed è anche strettamente collegato al turismo, soprattutto nei cosiddetti mesi di spalla quando il cavallo, così come il golf, dovrà diventare il volano per il rilancio dell’asfittica economia della Sardegna.
Maria Grazia Salaris
(admaioramedia.it)