Si conoscono solo poche notizie parziali e non significative sull’attività turistica in Sardegna nel 2016. E’ della massima importanza che le informazioni siano rapide e non è accettabile averle dopo un anno. Come si può fare una programmazione per l’anno successivo iniziato già da tempo?
La causa è certamente il sistema di raccolta ed elaborazione dei dati e l’insufficienza del personale. Ma forse il difetto è in gran parte nell’origine: non funziona bene la segnalazione dei dati da parte degli operatori gestori delle varie imprese ricettive. Probabilmente qualcuno teme che comunicare i dati esatti possa provocargli danni, soprattutto – si può immaginare – per gli aspetti fiscali. La mancanza di dati certi non consente di esaminare i risultati delle azioni promozionali effettuate, per stabilire se scelte e investimenti sono stati positivi, se si deve o meno continuare in tali scelte.
La Giunta regionale ha approvato un Piano strategico regionale per il turismo – su proposta dell’assessore Francesco Morandi – che contiene le linee guide per il triennio 2017-19, rivolto soprattutto alla destagionalizzazione (brutto termine che indica l’ampliamento del periodo di attività, oltre il periodo marino-balneare): il sogno e la chimera per lo sviluppo di questa attività fondamentale se si vuol realizzare una vera crescita economica e sociale della Sardegna, al di là degli obiettivi falsi e demagogici proposti per tanti anni. La strategia è basata su alcuni punti chiave tra cui il Giro d’Italia ciclistico con la partenza e le prime tre tappe e su eventi tra cui un rally automobilistico, una ‘fiction televisiva’, il turismo nei borghi, i cammini religiosi, la longevità, la qualità della vita ed altro.
E’ stato proposto un progetto per realizzare una rete stradale per il cicloturismo, che è certamente di grande interesse. Non si sa bene se la competenza sia dell’Assessorato dei Lavori Pubblici o di quello del Turismo e sono coinvolti vari Assessorati e Enti regionali. Questa la via da seguire: i progetti devono essere comuni, gestiti da Assessorati e Enti diversi ma diretti dell’Assessorato del Turismo, in quanto la finalità è di attirare visitatori che portino lavoro e attività per lo sviluppo del turismo come attività economica. Però analogamente si dovrebbe studiare un progetto per il golf indirizzato a far arrivare un consistente numero di turisti-golfisti per migliorare l’attività delle aziende turistiche esistenti e non per favorire speculazioni immobiliari. La creazione di un sistema di 30 campi di golf potrebbe portare un milione di presenze all’anno, cioè attorno al 10% di quelle attuali, in gran parte nel periodo non estivo, ma non si è fatto neppure uno studio sulla fattibilità. Non si sa se il cicloturismo possa avere obiettivi simili, se siano state fatte ipotesi quantitative. Tra l’altro è un investimento molto oneroso (225 milioni di euro, 15 subito) e credo non sia facile indicare obiettivi concreti. Per esempio, a Cagliari sono state realizzate in varie strade piste riservate ai ciclisti ma non si conoscono risultati, non sembra ve ne siano di rilievo, non risulta neppure che siano molto frequentate. Non sembra proprio che le piste ciclabili realizzate siano utili per cittadini e turisti salvo determinate particolari zone.
In Sardegna vi sono vari settori che potrebbero portare eccellenti risultati: tra gli altri, il sentierismo o escursionismo o trekking, l’ippoturismo, itinerari agro-alimentari. Non è tanto una questione di eventi ma di iniziative di qualità e continuative. Sono tutte nel nostro eccezionale ambiente naturale: si tratta di saper ‘sfruttare’ con cura e attenzione quel che offre la natura, tra l’altro non dovrebbero occorrere grandi investimenti. Anche per il golf i costi per la costruzione dei campi non sarebbero a carico delle risorse pubbliche, nel sistema proposto si utilizzerebbero finanziamenti esterni, al massimo occorrerebbe prestare delle garanzie. Dovrebbero essere iniziative autogestite, per le quali servono soprattutto capacità imprenditoriale e supporti promozionali. Forse il difetto di tali iniziative è proprio questo, che non dovrebbero esservi grandi spese e finanziamenti a carico delle finanze pubbliche. Altro ampio campo di lavoro è quello dei beni culturali, il nostro patrimonio archeologico, monumentale, storico: abbiamo una civiltà preistorica straordinaria, come poche altre regioni al mondo, ma non siamo capaci di ‘sfruttarla’, senza consumarla ma semplicemente utilizzandola, valorizzandola, portandola alla portata di tutti. Altrettanto per le numerose bellissime chiese, romaniche e di altri periodi o per altri motivi attrattivi. Ci entusiasmiamo per modesti incrementi ma sprechiamo banalmente importanti risorse, con una visione spesso dilettantesca e inadeguata.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)