A Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Ussana e Villasor, per l’edizione 2018 di “Monumenti aperti”, che ricalca le indicazioni europee sull’Anno europeo del Patrimonio culturale e le strategiche potenzialità per il rilancio del turismo culturale, sabato 5 domenica 6 maggio saranno aperti complessivamente 37 monumenti.
“Grazie allo sforzo organizzativo delle scuole, delle associazioni e di tutti i volontari, i Comuni metteranno a disposizione dei visitatori e dei turisti l’enorme patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio”, ha detto Emidio Contini, presidente dell’Unione dei Comuni del Basso Campidano. Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate e Villasor aderiscono anche a “Gusta la città”, con attività ricettive e di ristorazione che aprono nelle giornate di “Monumenti Aperti”. A Nuraminis, Samatzai, San Sperate e Villasor, invece, sono state organizzate iniziative speciali con le associazioni presenti sul territorio, per rendere ancora più gradevoli le due giornate, con conferenze, mostre, laboratori e spettacoli musicali. canti della tradizione sarda, esposizioni di articoli tradizionali per l’agricoltura, degustazioni.
A Monastir saranno visitabili cinque beni culturali: l’aula consiliare del Comune, con un manufatto litico in arenaria, rinvenuto nel villaggio nuragico di Bia de Monti – Monte Zara, identificato come presunto torchio per il vino a torricella con vasca (età del Ferro); la Chiesa di Sant’ Antonio Abate; la Chiesa e l’area archeologica di San Sebastiano, la Chiesa Parrocchiale di San Pietro, che nella cappella della Madonna del Rosario conserva un altare di marmo policromo realizzato nel 1779 da Michele Spazzi, contenente la statua in estofado de oro dell’Addolorata; la Chiesa di San Gioacchino e Sant’Anna, databile nella seconda metà del 1600.
A Nuraminis, sono visitabili sei beni culturali: la Chiesa di San Vito Martire, che si trova nella strada comunale di Villagreca; la Chiesa campestre di San Lussorio a pochi chilometri dall’abitato, nelle campagne tra Nuraminis e Serramanna (XVII secolo) e fu eretta nel punto in cui secondo la tradizione fece sosta il Santo durante il percorso del martirio; la Chiesa della Confraternita del Rosario custodita dalla Confraternita del Santo Rosario di Nuraminis, una delle più antiche confraternite dedicate alla Madonna del Rosario di tutto il Campidano, rifondata nel 1641; il Lavatoio pubblico di Nuracesus; l’ex Montegranatico e la Chiesa di San Pietro. Samatzai apre quattro monumenti: Chiesa di San Giovanni, che sorge nel punto più alto del paese, e quella di Santa Barbara, destinata, dalla sua costruzione nel XVII secolo e sino al 1931, a uso cimiteriale; Sa domu de su ferreri e il Monte Granatico, realizzato da maestranze locali nel 1761 per lo stoccaggio del grano e adibito ora a manifestazioni culturali e ricreative.
Sono otto i monumenti aperti a San Sperate: il Giardino sonoro, museo all’aperto dei Pinuccio Sciola; il Paese Museo di cui si celebrano i cinquant’anni dato che nel 1968 grazie ad una intuizione di Pinuccio Sciola, San Sperate si trasformò da paese prettamente agricolo a un luogo di fermento culturale internazionale; due opere realizzate da Angelo Pilloni (i murali “La preghiera” e “Il Santo Patrono”), la Chiesa di Santa Lucia che risale alla fine del Cinquecento e fu un importante santuario campestre probabilmente edificato su precedenti luoghi di culto; il Frantoio di Casa Tola, complesso realizzato in làdiri, che rappresenta la caratteristica casa campidanese e all’interno custodisce gli strumenti per la produzione manuale dell’olio prima dell’industrializzazione; il Museo del Crudo e la Chiesa di San Giovanni, i cui muri presentano materiale di spoglio di culture diverse che vanno dal bizantino al romanico al gotico-catalano.
Ussana partecipa con sei beni culturali: la Chiesa di San Saturno, con sarcofago romano (III secolo d. C.); il Ponte Segafenu, edificato nel 1797 sul Rio Mannu e l’Oratorio del Rosario; la Chiesa di San Sebastiano Martire, sorta nella prima metà del XVI secolo come ex voto dopo un periodo di pestilenze e carestie; il complesso termale, la costruzione risale al IV secolo d.C.; il Monte Granatico. A Villasor sono aperti otto beni culturali: l’Oratorio del SS. Rosario, ancora oggi sede dell’omonima Confraternita, nata nel 1586; il Parco comunale con le Sorgenti “Su Pardu”; il Castello Siviller, una dimora privata fortificata, che fu costruito nel 1415 per volere della famiglia omonima; la Chiesa di Santa Vitalia, la Chiesa Parrocchiale San Biagio, costruzione a croce latina risalente al XVI secolo, e la Chiesa di Sant’Antioco, adiacente al ex convento dei Cappuccini, che ora ospita l’Archivio Comunale e la Biblioteca comunale multimediale; sono aperte anche le case campidanesi Casa Podda e Casa Medda, due case agricole risalenti agli anni 1920-25. (red)
(admaioramedia.it)