Giuseppe Serra, docente presso l’Istituto “Giuseppe Manno” di Alghero, è ormai un nome affermato nella ricerca storiografica sulle vicende della destra politica in Sardegna del secondo dopoguerra. Dopo la prima edizione dello studio “Le origini della destra in Sardegna: il partito dell’Uomo qualunque (1945-1956) – edito da Doramarkus, Sassari – e dopo la ricostruzione storica delle origini del Movimento sociale italiano nell’Isola, scritta a quattro mani con Angelo Abis (“Neofascisti”, Pietro Macchione Editore), questa nuova edizione – riveduta e arricchita – della sua storia del qualunquismo sardo costituisce un ulteriore importante contributo storiografico.
Nella sua autorevole introduzione al libro di Serra, Giuseppe Parlato definisce questo studio “un’attenta e rigorosa ricostruzione del ruolo che ebbe, negli immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, la destra sarda prima della nascita del Movimento sociale italiano”. Del “Fronte dell’Uomo qualunque” (Fuq) i politologi e gli storici hanno sempre trattato con quella tipica, intellettualistica affettazione di superiorità per cui “il qualunquismo è stato visto come una sorta di malattia infantile: residuale, rozzo, un po’ reazionario, populista, un po’ fascista, ma di un fascismo deteriore”. Il qualunquismo racchiudeva in realtà “una forma esasperata di richiesta di cittadinanza politica da parte della borghesia moderata, preoccupata di non poter avere, neppure con la sconfitta dei totalitarismi nostrani, la possibilità di tornare a essere classe dirigente”.
Già dal 1944, la partitocrazia antifascista generò un malessere diffuso tra la piccola borghesia impiegatizia, professionale e agricola sarda, che fu il brodo di coltura dei primi movimenti di destra – prevalentemente monarchici – costituitisi nell’Isola. Alle elezioni comunali del marzo 1946 il Fuq ottenne il 14,1% a Sassari, l’11,1% a Cagliari e il 16,6% a Nuoro, in coalizione con i monarchici. Alle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 (nelle quali il Fuq ottiene il 5,27% e 30 seggi a livello nazionale e il 12,35% e un seggio a livello regionale sardo), la provincia di Sassari regalò al Fuq un ottimo 14,99%, Cagliari il 13,04% e Nuoro il 7,08%. Degno di nota il risultato del 2 giugno 1946 nei comuni di Cagliari, Sassari, Alghero, La Maddalena e altri centri, dove il Fuq fu il secondo partito più votato dopo la Democrazia cristiana.
Come nel resto d’Italia, la crisi del partito iniziò nel 1947. L’opinione pubblica moderata, che fino ad allora aveva seguito il Fuq nella polemica antipartitocratica contro il governo del Cln, scelse il ‘voto utile’ democristiano contro la minaccia comunista. In vista delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, il partito di Giannini entrò nella colazione conservatrice del Blocco nazionale. Con l’insuccesso elettorale del 1948, la spinta propulsiva del qualunquismo potè dirsi esaurita. Seguì il travaso di molti quadri e militanti qualunquisti al Partito Nazionale Monarchico, al Partito Monarchico Popolare di Achille Lauro e al Movimento Sociale Italiano.
Nell’ottavo e ultimo capitolo, l’autore Giuseppe Serra esamina l’eredità storica del qualunquismo in Italia, attraverso Achille Lauro, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Ciò che è certo, ci ricorda l’autore, è che “lo spirito di Guglielmo Giannini è sempre stato in agguato, pronto a fustigare i comportamenti dei politici, e a inserirsi a pieno titolo nel gioco democratico. Pronto a riempire le piazze, inveendo contro il professionismo delle poltrone”.
Luca Cancelliere
(admaioramedia.it)