Malgrado negli ultimi decenni alcune arti siano diventate sempre più rare, ve ne sono alcune, come la poesia estemporanea sarda, che pur con fatica resistono alle nuove tendenze, anche grazie al fondamentale contributo degli storici pilastri che le hanno rese parti fondamentali della nostra cultura. E’ il caso di Bernardo Zizi, poeta 87enne di Onifai, ad oggi uno dei pochi 'mostri sacri' che ancora calcano la scena della poesia improvvisata. Un personaggio unico nel suo genere, capace con la sua contagiosa ironia di contraddistinguersi nelle gare. Ben sessant’anni di carriera hanno caratterizzato la vita del baroniese, che nonostante tre interventi al cuore, di recente ha ripreso il suo cammino in giro per la Sardegna, giungendo a Belvì, lo scorso 16 ottobre, per una gara con i suoi 'colleghi' Bruno Agus e Giuseppe Porcu. “La passione per quest’arte – spiega Tziu Bernardu – è nata quando avevo 11 anni. Ad Onifai, vicino a casa di mia nonna era presente un bar, dove cantavano in rima dei contadini e dei pastori. Amavo ascoltare dalla porta i temi delle loro ottave e comprendere il significato e la corretta metrica delle rime.”
Quante gare, per meglio dire 'perle', ha collezionato nella sua lunghissima carriera? Il suo esordio sul palco?
“Dopo più di 60 anni dedicati alla poesia, quantificare il numero di gare svolte in lungo e in largo per l’isola ed anche all’estero è un’impresa. Il mio debutto si svolse nel 1951 ad Orosei, mentre la prima esibizione ufficiale a Dorgali il 14 agosto 1952. Quel giorno cantavo sul palco con Vincenzo Simula e Antonio Crobu.”
Dei grandi della poesia improvvisata sarda chi l’ha influenzata?
“La poesia sarda ha formato degli ottimi poeti. Tra questi posso sicuramente citare Piras, Barore Sassu, i fratelli Piredda, Peppe Sozzu, Budroni, Giuanne Seu. Se devo essere sincero mi hanno influenzato tutti in egual modo.”
Che emozione ha provato a cantare fianco a fianco di questi personaggi?
“Le prime gare mi emozionavano particolarmente. Ricordo che prima di ogni esibizione il batticuore la faceva da padrone. Nonostante sia passato del tempo, mi emoziono ancora ad oggi. Ogni gara è speciale. Non si sa mai come va a finire. Tutto dipende dai tempi, dalla mente e dal canto.”
Quali sono i ricordi più belli di questi anni?
“Il calore della gente è senz’altro una della pagine più belle. In ogni luogo dove mi sono recato sono sempre stato accolto nel migliore dei modi. E’ bello vedere come sia conosciuto in tutta la Sardegna e che la gente mi dimostri sempre stima e affetto. Tra i ricordi più belli, vi sono poi anche le trasferte estere. Ho avuto la fortuna e l’onore di esibirmi nei circoli dei nostri emigrati in Argentina, Australia, Belgio, Francia e Svizzera.”
Recentemente un grande artista come Mario Masala ci ha lasciati. Un suo ricordo.
“Mario per me non è stato solamente un collega, ma soprattutto un amico, un compagno di vita. Il trio che andavamo a comporre con Antonio Pazzola era come una grande famiglia. Abbiamo condiviso dei bei momenti insieme. Porterò sempre nel cuore il suo ricordo.”
Che consigli vuole dare ai giovani che si vogliono avvicinare al canto improvvisato?
“Ad oggi mi sono reso che a differenza del passato, i giovani sono sempre meno interessati al canto improvvisato. Il pubblico è composto prevalentemente da persone di media età e da anziani. Si dovrebbero incentivare maggiormente i ragazzi all’attenzione verso certi ambiti. Con la pazienza, la determinazione e la voglia di essere sempre se stessi possono raggiungere dei risultati eccellenti. E’ inoltre fondamentale conoscere tutti i dialetti delle varie zone della nostra Isola. Durante la mia carriera, ho studiato tanto per apprendere tutte le varianti linguistiche sarde in modo che fossi compreso da tutti durante le gare”
Come preservare, conservare e trasmettere questo immenso patrimonio culturale?
“Per prima cosa bisognerebbe incentivare l’insegnamento del sardo nelle scuole, unito alla spiegazione delle poesie e delle loro caratteristiche. La Regione in tutti questi anni ha fatto ben poco per evitare che la poesia diventasse un’arte sempre più rara, un prodotto di nicchia. Si dovrebbe creare un’unica lingua sarda, capace di identificare tutta la nostra terra. Sono anni che se ne parla, ma finora non si è visto nulla. In Spagna, per esempio, il canto improvvisato gode di una maggiore attenzione anche grazie al contributo dello Stato. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere.”
Giorgio Ignazio Onano
(admaioramedia.it)
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