L’errore più grande è stato non inserire nella Costituzione europea il riferimento alle origini cristiane (o meglio, giudaico cristiane), che tante contrapposizioni ideologiche ci avrebbe risparmiato, comprese arrabbiature, articoli sui giornali e post indignati sui social.
In questo caso, se il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Michele Pais, avesse voluto appendere un crocifisso ad una parete del suo ufficio di via Roma, traendo ispirazione dal quel sacro segno e dalle parole del laico Benedetto Croce (“Perché non possiamo non dirci Cristiani“), nessuno avrebbe parlato di ostentazione di simboli sacri. Avremmo tutti ritenuto valido il pensiero di Giovanni Paolo II che affermava “l’Europa o è cristiana o non è“. Compresa la Sardegna.
Invece, quella parola evocativa e i segni che la fanno riconoscere amplifica voci in contrasto con quel gesto stesso, contrapponendo l’ideologia ed il settarismo politico anche in quegli ambienti dove quest’ultimo non dovrebbe albergare. Si confonde il rispetto di quella simbologia con l’ostentazione, in una sorta di opposizione diffusa non più solo agli ambienti politici ideologizzati, ma perfino a quelli dell’associazionismo cristiano. Si polemizza insomma con coloro che invece riconoscono quelli come simboli di pace e di umanità, più che con tanti vescovi e sedicenti cristiani che invece impegnano tutto il tempo a fare politica. Fermate il mondo, voglio scendere.
Biancamaria Balata
(sardegna.admaioramedia.it)