Tra il 2011 ed il 2015 il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel commercio in sede fissa, servizio bar e ristorazione nell’Isola è di -4227. Sono i dati preoccupanti diffusi dall’Osservatorio Imprese Confesercenti che evidenziano come, per il quinto anno consecutivo, si registra una contrazione importante che, secondo l'associazione di categoria, "ha messo ormai in ginocchio il comparto: la crisi non è affatto passata e la tendenza che purtroppo è diffusa in tutta Italia, in Sardegna e nei centri cittadini è sempre più evidente".
Sebbene, in questi anni, le Camere di Commercio abbiano provveduto a ripulire gli archivi, procedendo a molte cancellazioni d’ufficio, il dato della moria della aziende al dettaglio resta altissimo: nei primi otto mesi del 2015 il saldo negativo del commercio dettaglio è di –444 (di cui 1 su cinque del settore alimentare: -76); del saldo negativo totale circa un terzo è da imputare ai comuni capoluogo (-152); tra le categorie più colpite, abbigliamento e scarpe -109, carni fresche -29 e ortofrutta -17; il saldo negativo di bar bar e ristoranti è di -162.
“Nonostante tutti i vari proclami di uscita dalla crisi, sul mercato reale non traspare tutto questo entusiasmo – ha sottolineato il presidente di Confesercenti Sardegna, Marco Sulis – Nei giorni precedenti le festività natalizie, si è assistito ad un risveglio della popolazione alla ricerca dell’affare, quindi acquisti di basso costo. Anche se il comparto abbigliamento resta stagnante a causa del bel tempo che non invoglia all’acquisto di capi invernali. La sensazione che hanno avuto gli operatori del commercio da parte degli utenti è quella del 'vorrei ma non posso', peggiorata dal preannunciato aumento delle varie addizionali Irpef e Irap, che non fanno bene nè agli umori nè al portafoglio".
"Un fine anno quindi peggiore degli anni passati e con una prospettiva non certo rosea per il nuovo anno – ha aggiunto Sulis – La desertificazione di attività commerciali e pubblici esercizi nei centri urbani avanza. Gli operatori del settore ce la stanno mettendo tutta per riuscire a tenere aperti i propri negozi, investono in innovazione e in tecnologia. E se la vera sfida del 2016 per loro sarà appunto quella di specializzarsi e innovarsi, per le associazioni datoriali resta l’impegno di avviare confronti serrati con la politica al fine di ristrutturare le leggi di settore del commercio e del turismo, dare impulso al credito e incentivazioni ad un settore che non ce la fa più". (red)
(admaioramedia.it)
3 Comments
Giulio Masia
Diciamolo a Renzi!
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