Nei soli primi due mesi del 2016 hanno chiuso ben 313 imprese nel commercio al dettaglio e 136 aziende nel settore alloggio e somministrazione e non fa eccezione il commercio su area pubblica (-18 aziende), che invece negli ultimi quattro anni aveva sempre numeri positivi. E non servono a compensare le nuove aperture che invece diminuiscono.
“La politica delle liberalizzazioni del decreto ‘Salva Italia’ ha creato più danni che vantaggi, soprattutto in Sardegna – ha evidenziato Roberto Bolognese, presidente provinciale di Cagliari e vice presidente vicario Confesercenti Sardegna – Non c’è stato un risveglio dei consumi, anzi, una contrazione grandissima che ha creato questo disastro. Inoltre, nell’area vasta di Cagliari si stanno per realizzare 70mila metri quadrati di nuovi centri commerciali, che applicano aperture incondizionate una condizione che i piccoli commercianti non possono sostenere. Quest’anno apriranno anche a Pasquetta e in qualche modo stanno cambiando gli usi e consumi del nostro territorio, portando la gente a fare la gita fuori porta dentro queste strutture. È necessaria e urgente una legge che regolamenti queste nuove aperture, perché si corre il rischio di mettere in ginocchio definitivamente il commercio al dettaglio”.
Ad inizio 2016 risultavano registrate in Sardegna 20.407 imprese del commercio al dettaglio, di cui 16.774 nel comparto non alimentare e 3.633 in quello alimentare; le imprese del comparto alloggio e somministrazione sommano 13.966 unità (1.328 del solo settore alloggio). Operano nei comuni capoluoghi di provincia circa il 38% (contro il 36% del dato nazionale) delle attività del commercio al dettaglio (7.747) ed il 36,3% delle attività del settore alloggio e somministrazione (5.073). Il rapporto tra cancellazioni ed iscrizioni è cresciuto sensibilmente in quest’ultimo anno attestandosi al 5,2 (contro il 3,9 del primo bimestre 2015) per il commercio al dettaglio ed a 5 (contro il 2,8 del 2015) per i bar; sostanzialmente invariato lo stesso dato riferito al settore ristorazione pari a 3,5.
“I dati recentemente diramati dall’Istat dicono invece che a gennaio le vendite al dettaglio restano ferme – ha aggiunto Gianbattista Piana, direttore di Confesercenti Sardegna – l’indice del valore corrente, che incorpora la dinamica sia delle quantità che dei prezzi, presenta una variazione nulla rispetto a dicembre 2015. Nella media del trimestre novembre 2015-gennaio 2016, il valore delle vendite registra invece una variazione negativa dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il mese di gennaio 2015 va ancora peggio. Il valore delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici, infatti, si riduce del 2%. Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, dello 0,1% per i prodotti alimentari e dell’1,5% per quelli non alimentari.”
Secondo Confesercenti, “la deflazione e la contrazione dei consumi stanno letteralmente distruggendo il tessuto imprenditoriale dei comparti di nostro riferimento. Iil mercato sardo risulta condizionato da una contingenza economica negativa straordinaria.La soluzione passa attraverso una robusta ripresa dei consumi interni, cosa più facile a dirsi che a farsi, soprattutto per chi deve fare scelte politiche. Un primo passo si potrebbe fare con una legge per frenare l’apertura dei grandi centri commerciali, ma anche una dura lotta all’abusivismo.” (red)
(admaioramedia.it)
11 Comments
Mario Delogu
Continuiamo ad importare stranieri e finiremo tutti sul lastrico.chiudere le frontiere è la miglior soluzione.Non c’è lavoro per gli italiani e ci preoccupiamo degli altri. Da pazzi.
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