La riforma Soru dei Consorzi di bonifica, come troppe delle riforme del ‘sire’ di Sanluri, ha creato molti problemi a questi enti economici privati, che vivono anche grazie allo studio, progettazione e realizzazione di molte opere pubbliche ed al fatto che i consorziati paghino i servizi forniti.
Con la limitazione dei compiti ed i nuovi statuti imposti dalla Giunta regionale, per gli enti di bonifica sono arrivati tempi difficili. Alcuni hanno rinnovato gli organi amministrativi interni, altri sono stati commissariati. Al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, il più grande dell’Isola con una rete irrigua di oltre cinquantamila ettari, negli anni sono arrivati professionisti di valore, che hanno collaborato proficuamente con i dirigenti ed i tecnici consortili, e commissari ‘tranquilli’, che non hanno bloccato o rallentato l’attività dell’ente. Così il Cbsm ha messo i conti in ordine ed ha operato, con ottimi risultati, nei settori di competenza, grazie all’impegno del direttore generale, dei funzionari, degli impiegati e dei dipendenti, che hanno mostrato sempre ottima preparazione culturale e tecnica e grande professionalità. Tutto bene sino a quando il presidente Pigliaru, e la peggiore Giunta della storia regionale, hanno deciso che la bonifica è una voce importante, dove mettere le mani ed è partita l’operazione ‘controllo dei Consorzi riottosi’: quelli che agiscono con una certa autonomia, mentre, secondo lor signori, dovrebbero esclusivamente eseguire le indicazioni dei politici. Indicazioni e pressioni che hanno portato i consorzi del Cixerri e del Basso Sulcis, poche migliaia di ettari serviti dalle reti irrigue, sull’orlo del fallimento, pieni di debiti e di dipendenti amministrativi. Ma nel Sulcis-Iglesiente non si possono perdere posti di lavoro, non si devono ignorare i voleri dei ‘potenti’ locali, responsabili di gestioni dissennate ed è arrivato il lampo di genio degli alti burocrati regionali, quelli che veramente comandano nel mostruoso apparato pubblico sardo: i problemi dei due consorzi (due direttori, quasi settanta dipendenti prevalentemente amministrativi, almeno una decina di milioni di buco nei conti) possono essere risolti accorpando i due enti ‘disastrati’ al Sardegna Meridionale, tornato in salute, coi conti a posto, con alcune importanti opere in corso, con una sicura prospettiva di sviluppo.
Una ‘soluzione’, messa a punto dalla Presidenza regionale e dall’Assessorato dell’Agricoltura (che ha il controllo amministrativo sui Consorzi di bonifica), che alla Regione non sarebbe costata nulla, perché i debiti dei due Consorzi sarebbero stati pagati dal Sardegna Meridionale e dai suoi solerti consorziati. Detto fatto, Pigliaru ed i suoi burocrati hanno nominato commissario straordinario un funzionario regionale di alto grado, Giovanni Pilia, nel ruolo di ‘tagliatore di teste’ col compito di unificare i tre consorzi e di ‘addomesticare’ direttore e funzionari consortili considerati troppo autonomi ed indipendenti. Entrato subito in rotta di collisione con la dirigenza del Cbsm, il Commissario straordinario ha cominciato ad avviare l’unificazione dei tre organismi senza coinvolgere dirigenti e funzionari, decidendo su tutto, senza alcun confronto coi rappresentanti delle associazioni di categoria e dei dipendenti. Concluso il commissariamento Pilia, al Consorzio è arrivato un ‘esterno’, l’avvocato Carlo Augusto Melis Costa, che ha incontrato i dirigenti, ha ascoltato i pareri di associazioni e organizzazioni interessate, ha condiviso molte iniziative e ne ha autorizzato nuove. Un periodo ‘felice’ durato poco, perché, alla scadenza del primo mandato, il Commissario non è stato confermato, verosimilmente perché, nominato per unificare i Consorzi, non lo aveva fatto.
La Giunta regionale ha, quindi, inviato un’altra funzionaria di provata fede, Maria Giuseppina Cireddu, che dall’altra parte della barricata aveva fatto le pulci a delibere e conti, provocando non pochi intoppi, pronta a buttarsi a ‘corpo morto’ nell’incarico assegnatole. Perciò, senza sentire alcuno, ignorando dirigenti e funzionari, ha cominciato a sfornare delibere a ripetizione: unificazione dei Consorzi, presa in carico immediata dei dirigenti e dei dipendenti degli enti da accorpare, accensione di un mutuo per fare fronte ai debiti, liquidazione delle fatture ed altre spese dei ‘poveri’ Cixerri e Basso Sulcis. E quando qualcuno osava dissentire (“Ma i soldi sono dei consorziati del Sardegna Meridionale”), la risposta era sempre la stessa: “Stiamo unificando gli enti”. Anche se il commissario straordinario non ha il potere di decidere l’unificazione dei Consorzi, che spetta all’Assemblea dei consorziati, ed anche se il commissario non può spendere o fare debiti per pagare quelli degli altri, senza il parere favorevole dei responsabili dei servizi. Con un’altra delibera, i due dirigenti del Cixerri e Basso Sulcis, con la loro pletora di amministrativi, sono stati inquadrati immediatamente nei ruoli del Sardegna Meridionale: uno è diventato responsabile dei servizi finanziari ed amministrativi, l’altro del servizio irriguo. Tutto senza tutelare gli interessi del Consorzio e delle migliaia di consorziati. Alla scadenza del mandato, dopo un lungo anomalo periodo di proroga, Cireddu è stata nuovamente nominata commissario straordinario per completare la sua missione: unire i Consorzi (anche se l’unificazione completa non è stata ancora raggiunta) e cacciare i riottosi, per esempio nominando il nuovo direttore generale, in arrivo dal disastrato Consorzio del Cixerri.
Morale della favola: in Sardegna il merito non conta, anzi penalizza le persone; la Giunta Pigliaru vuole controllare tutto, distruggendo anche le cose che funzionano bene; nessuno ha preso in esame gli atti ‘discutibili’ compiuti dai commissari regionali. Insomma, anche i professori universitari sbagliano e dovrebbero essere puniti come tutti gli altri cittadini.
Cochise
(admaioramedia.it)