Gli agricoltori, recentemente, hanno protestato perché i contributi comunitari arrivano sempre più ridotti ed in grave ritardo. Colpa dell’Agea (l’agenzia nazionale che paga, materialmente) e dei Caa (i centri di assistenza agricola, filiazione diretta di molte delle organizzazioni sindacali esistenti nel mondo dei campi), si è affrettata a dichiarare l’assessore competente, Elisabetta Falchi.
E colpa anche della famigerata ‘rimisurazione’ periodica delle superfici aziendali, che rileva regolarmente ‘scostamenti significativi’ tra le superfici indicate nelle domande per i premi comunitari e quelle rilevate con i moderni sistemi aerofotogrammetrici, con bocciatura totale o parziale dei contributi richiesti. Colpa di Agea e dei Caa, quindi. Ma è una solenne, enorme, bugia. Le superfici aziendali indicate nelle pratiche elaborate dai Caa sono, sempre, convalidate dal Sian, il Sistema informatico agricolo nazionale, il quale altrimenti rileva ‘anomalie bloccanti’ che portano, appunto, al ‘blocco’ dell’iter burocratico della pratica.
I Caa, quindi, con il parere favorevole del Sian, inviano la pratica, in formato informatico e cartaceo, all’Argea (agenzia regionale inventata da Soru per la gestione ed erogazione degli aiuti in agricoltura), che istruisce la pratica, l’approva, la liquida e trasmette all’Agea, l’agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura, il mandato di pagamento dei contributi che spettano all’azienda per questa o quella norma comunitaria. E l’Agea paga. Tutto bene, tutto tranquillo e veloce, quindi. Per niente. L’Argea prende in carico le pratiche e le ‘lavora’ dopo molti mesi ‘perché i tecnici ed i funzionari sono oberati di lavori’. Nel frattempo, verso metà anno, il Sian procede ad una nuova misurazione e notifica all’Argea i ‘discostamenti’ (differenze tra le superfici aziendali e quelle rilevate col sistema delle aerofotografie) accertati.
Gli angoli di incidenza, se variano, e la diversa distanza dal suolo terrestre delle riprese, specialmente se i sistemi di ‘lettura’ delle immagini sono tra loro differenti, portano a differenze anche sostanziali delle superfici aziendali (e delle colture in atto). Alla stessa azienda, in sostanza, possono essere portati via ettari ed ettari semplicemente perché si sono modificati i punti di ripresa. Un organismo scrupoloso, un tecnico serio, controlla tutto e si accorge, facilmente, dove sta l’errore. A quel punto è l’Argea che dovrebbe contestare le indicazioni del Sian e chiederne l’immediata rettifica. Sostenuto, in questa azione di controllo e di difesa dei diritti degli imprenditori agricoli sardi, anche dal competente Assessorato dell’Agricoltura. Invece, i tecnici dell’Argea, salvo qualche lodevole eccezione, e quelli dell’Assessorato accettano passivamente le indicazioni romane e, supinamente, bloccano, rallentano, ‘tagliano’ i fondi comunitari, e non, destinati alle imprese agricole isolane. Tanto, se il mondo agricolo protesta, assessore e funzionari possono sempre scaricare sui Caa, l’anello debole, e sull’Agea, l’anello lontano, colpe ed inefficienze che, invece, sono solo ed esclusivamente della struttura (Assessorato ed Agenzie) regionale.
Cochise
(admaioramedia.it)
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