Ci riempiono di bugie, quando dicono che il nostro futuro è legato all’ambiente ed all’agricoltura. Dicono cose che potrebbero essere vere, ma sanno di mentire spudoratamente. I due settori, intimamente legati perché l’agricoltura è difesa dell’ambiente, sono in crisi, in coma profondo.
Chi può campi e boschi va a vederli la domenica, per fare una passeggiata e magari comprare qualche prodotto ancora buono, ma gli altri…. Alla canna del gas, gli imprenditori del settore sperano solamente nei fondi comunitari, tanto credito le banche non ne danno. Ma i soldi europei arrivano con grandi ritardi, dopo lunghe e farraginose istruttorie, volute da regole e norme cervellotiche e, spesso, incomprensibili: regole regionali, sia chiaro, volute e predisposte da politici e funzionari che sembra odino l’intero comparto ambientale ed agricolo.
Va detto che questa Giunta è la peggiore della storia regionale, al pari di quella Soru, della quale Pigliaru era esponente di primo piano e molti dei suoi assessori ‘consulenti-consigliori’ molto ascoltati. Certamente non si è sbilanciata oltre le solite promesse di tenere conto delle esigenze degli operatori del settore. La verità, amara, è che di agricoltura ed ambiente non frega niente a nessuno; che le organizzazioni professionali, i ‘sindacati’ del settore, non hanno grande voce in capitolo.
Le cose, quindi, continuano ad andare come al solito: male. Vanno così anche perché Soru ha trasformato in Aziende gli ispettorati dell’agricoltura e l’Ersat (Ente sardo per lo sviluppo dell’agricoltura), creando dei veri carrozzoni, rigidamente controllati dall’Esecutivo, che nomina i direttori generali, burocrati con un potere quasi assoluto, in grado di impartire direttive cervellotiche e di promuovere norme illogiche e demenziali. Con queste nuove strutture, tra l’altro, si possono fare strani giochi contabili, che permettono, alla Regione, di ‘impegnare’ somme consistenti dei fondi comunitari, ma di erogarli effettivamente negli esercizi successivi, utilizzandoli quindi per le proprie necessità amministrative.
Gli interventi comunitari sono ‘cofinanziati’ (il 50 per cento sono fondi europei, il 50 per cento statali e regionali). Se non utilizzo i fondi comunitari, non spendo neanche quelli regionali. Quando sono costretto ad erogare i premi comunitari, entro i due anno successivi altrimenti li perdo, intanto ho utilizzato i fondi disponibili come meglio ho voluto. Chiaro il concetto? I soldi servono per le urgenze amministrative regionali, agli agricoltori arriveranno dopo quasi due anni, se saranno ancora in vita. Altrimenti sarà un problema definitivamente risolto. E lo chiamano sviluppo dell’agricoltura e tutela del bene ambiente. Ma per favore…
Cochise
(admaioramedia.it)