In questi giorni si sta discutendo sui risultati ottenuti dalla Regione Sardegna in merito ai fondi stanziati per il cinema negli ultimi anni. Mi sono morsa la lingua per non commentare, ma poi ho pensato che ogni osservazione e anche un disappunto può essere costruttivo per riuscire a fare meglio per la nostra Isola che noi sardi amiamo più di ogni altra cosa.
È proprio su questo aspetto che voglio rivolgere una particolare attenzione: crediamo veramente nei ‘benefattori continentali’ che vengono a girare nella nostra terra perché innamorati della Sardegna? Voi credeteci pure, ma vi assicuro che per loro la Sardegna è solo una terra di conquista dove poter avere soldi, supporto e inserire tutti i loro tecnici ed artisti. Chiedete ai nostri attori di punta e ai nostri tecnici se hanno potuto offrire le loro capacità in un progetto come “L’Isola di Pietro”. I nostri attori più importanti hanno, anche in questa occasione, avuto ruoli veramente marginali. I sardi con una buona dizione non possono recitare a Roma perché comunque sardi, ma i romani possono venire in Sardegna a recitare in romanesco. I nostri attori sardi non hanno nulla da invidiare agli altri attori di tutte le altre regioni. Domandate ai nostri tecnici che ruolo hanno avuto nel progetto. Ve lo dico io: “assistenti degli assistenti degli assistenti di tecnici romani”. Oppure hanno impegnato sardi non professionisti e improvvisati perché costavano meno e servivano per ottenere il finanziamento.
Ritengo che ci voglia un grandissimo rispetto per il denaro, che sia pubblico o privato. Quando si va a chiedere una sponsorizzazione, un finanziamento o un supporto, ci vuole tanto rispetto e si entra in punta di piedi. Secondo me non ci si può vantare di avere stanziato tantissimi soldi pubblici, senza aver controllato e vigilato con estrema attenzione, come siano stati impegnati quei soldi. Siamo sulle reti nazionali e abbiamo fatto le foto con il caro Gianni Morandi e ne siamo tutti felici, ma in realtà è una tremenda sconfitta. Che la Sardegna debba finanziare una produzione di Roma affinché venga a girare in Sardegna con le sue maestranze è uno schiaffo per noi sardi. I soldi che gli attori e i tecnici romani hanno guadagnato sul set in Sardegna, non verranno mai spesi nell’Isola e sono soldi che se ne vanno via, insieme alle nostre maestranze che per lavorare devono trasferirsi fuori.
Se parliamo sul piano turistico, sicuramente ci sono stati dei riscontri, poi chiaramente ci sarebbe da mettere sul piatto della bilancia i soldi che sono usciti e quelli effettivamente rientrati. Però qui non si sta più parlando di sviluppo del cinema in Sardegna, ma di turismo. Si sarebbero potuti ottenere gli stessi risultati con prodotti fatti da sardi, e sempre con l’ausilio di nomi importanti. A quel punto si poteva parlare di crescita del cinema in Sardegna e di sviluppo del lavoro artistico. In questi anni sono state fatte alcune cose positive e le riconosco. Giovani artisti sardi che spiccano il volo perché supportati dalla Regione, e io felicissima per loro e di tutto questo. Ritengo però, che ci siano tantissime cose da cambiare nella “Legge Cinema”, che ci debba essere più controllo nel valutare se una produzione sia in grado o meno di sostenere un determinato progetto e rivedere i criteri di valutazione che secondo me sono troppo aleatori. Inoltre in merito alla ‘sardità’ di un progetto, stabilire una volta per tutte in base a quali criteri un progetto è ritenuto sardo o meno sardo, ricordando che la Sardegna va ben oltre i racconti agropastorali, anche perché negli ultimi anni, dei pastori, la Regione Sardegna si è completamente dimenticata (suggerisco spassionatamente di fare una chiacchierata anche con loro).
Angelica La Sala
(admaioramedia.it)