Alleluia! Le bandiere dei quattro mori sventolano a Barcellona nella lotta che la ricca Catalogna ha intrapreso contro il governo spagnolo. Addirittura esponenti e militanti del Psd’Az hanno presidiato seggi elettorali a difesa dell’odiata Guardia Civil spagnola. Non parliamo poi delle dichiarazioni che sono tutto un peana a favore del diritto della Catalogna alla secessione e contro il Governo spagnolo considerato né più e né meno triste erede del franchismo.
Sommessamente facciamo notare che se la Sardegna ottenesse dal Governo italiano almeno 1/3 dell’autonomia di cui gode la Catalogna, saremmo tutti in fila ad omaggiare il buon Gentiloni. Francamente non riusciamo a capire tutto questo amore da parte di ferventi sardi, o presunti tali, nei confronti di una ‘nazione’ che nei confronti dei sardi ha avuto un atteggiamento tipico dei ‘conquistadores’, con tanta puzza sotto il naso e con un antisemitismo di cui hanno fatto le spese anche gli ebrei sardi caduti sotto le loro grinfe. Per rinfrescare la memoria dei nostri sardisti puri e duri ci permettiamo di ricordare una paginetta della martoriata storia sarda.
“La nascita dell’odierna città di Alghero, viene tradizionalmente fatta risalire ai primi del XII secolo, quando alla nobile famiglia genovese dei Doria venne concesso di fondarne il primo nucleo storico nella costa sguarnita della curatoria di Nulauro nel Giudicato di Torres. È incerto se fosse presente qualche insediamento precedente, magari legato alle vicende delle incursioni saracene. Secondo alcuni studiosi, tra cui l’archeologo dell’Università di Sassari, Marco Milanese, la fondazione della città da parte dei Doria sarebbe tuttavia da postdatare di circa 150 anni, intorno alla metà del XIII secolo. La posizione strategica e la presenza di una ricca falda acquifera, testimoniata dai pozzi ancora presenti in alcune case, permise la crescita della città e ne accrebbe l’importanza strategica. Per circa un secolo restò nell’orbita della repubblica marinara. Nel 1283, i pisani riuscirono a conquistarla e la tennero fino al 1284, quando all’indomani della sconfitta pisana della Meloria, i Doria rientrarono ad Alghero, il 27 agosto del 1353. I catalano-aragonesi ebbero la meglio nella battaglia navale nella baia di Porto Conte, tanto che il 30 agosto il comandante Bernardo de Cabrera poté entrare trionfalmente ad Alghero. Questa vittoria fu tuttavia effimera perché già il 15 ottobre dello stesso anno i Doria la riconquistarono”.
“Il 22 giugno del 1354 vi fu uno sbarco in forze condotto da Pietro il Cerimonioso, che pose sotto assedio la città. L’assedio non diede i risultati sperati tuttavia il 16 novembre, a margine delle dure condizioni di pace imposte da Mariano IV d’Arborea, che era sceso in guerra al fianco dei Doria, Pietro IV riottenne con la diplomazia il controllo della città, che quindi vide senza ulteriori scontri la sostituzione della popolazione sardo-ligure originaria, deportata nella penisola iberica e nelle Baleari come schiavi con nuovi coloni catalani allettati dai privilegi concessi loro dalla Corona d’Aragona; ciò fece nascere in questi un forte sentimento di coesione etnica e, allo stesso tempo, di alterità nei confronti dei sardi autoctoni che, a partire dal XVI secolo in poi, sarebbero entrati a far parte della città. A questa data risale la nascita dall’odierna identità culturale di Alghero e del dialetto cittadino, varietà del catalano orientale ancora parlato. Nel 1372, respinse una sollevazione che portò ad espellere gli ultimi abitanti ribelli. Nella notte fra il 5 e 6 maggio 1412, l’ultimo giudice di Arborea, Guglielmo III di Narbona, tentò di conquistare la città con un manipolo di uomini, ma venne respinto. Nel 1492, come negli altri territori appartenenti alle corone iberiche, per via del Decreto di Alhambra venne espulsa, con gravi ripercussioni economiche, la locale comunità ebraica di cui sono ancora visibili alcuni resti archeologici. Il 28 agosto 1501 le venne conferito il titolo di Città Regia…”.
Ancora una postilla: alcuni esponenti sardisti hanno allacciato la loro presenza a Barcellona alla figura del noto esponente sardista e antifascista, Dino Giacobbe che ” …proprio a Barcellona, nel 1937, combatteva contro le truppe franchiste…”. Peccato che nel 1937, la Catalogna fosse sotto il pieno controllo del proprio Governo repubblicano e che le truppe franchiste fossero ancora a debita distanza. A meno che per “franchisti” non si intendano quelle migliaia di militanti marxisti del Poum (Partito operaio unificato marxista, antistalinista e di ispirazione trotskista) e anarchici della Cnt-Fai, fra cui anche italiani e sardi, uccisi, arrestati e torturati per ordine della Governo repubblicano catalano con l’accusa di essere spie fasciste e ‘quinta colonna’ dell’esercito franchista.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)