A Sassari un ragazzo di 30 anni convive con una nigeriana. Poi, un giorno qualsiasi va a prelevare quattrini al bancomat delle Poste nel quartiere di Monte Rosello e capita qualcosa che fa scalpore in tutta Italia: l’ennesimo caso di razzismo.
L’indomani tutti i mass media parlano di come un cittadino sassarese abbia aggredito una ragazza africana urlando “torna nel tuo Paese”, afferrandola per i capelli e colpendola ripetutamente. La ricostruzione parla di una ragazza che viene aggredita da un sardo perché troppo lenta nell’utilizzare il bancomat. Apriti cielo, un altro caso di razzismo. Il giorno dopo un gruppo di sassaresi manifesta vicino al bancomat esibendo un cartello “nessuno spazio al razzismo” e qualcuno di loro interviene ai microfoni delle redazioni delle varie testate isolane. Tutti indignati e tutti decisi a contrastare questo “clima di odio fomentato da tante parti”. Tutto riportato nei Tg regionali. Dopo qualche ora le telecamere raccontano un’altra verità: la ragazza nigeriana ha mentito. A tal punto che le immagini dicono che è successo l’esatto contrario: è lei che ha aggredito con pugni e morsi il sardo, reo di averle detto di velocizzare un po’ la sua operazione. Nessun sassarese ha chiesto scusa. Nessun sassarese ha manifestato a favore del concittadino che è stato accusato ingiustamente di razzismo.
Nel mese di ottobre dell’anno scorso a Sassari c’e’ stata una rissa causata da africani che ha coinvolto 70 persone: nessuna manifestazione riportata dai mass media nazionali. Questo è il livello di informazione e di propaganda (molto pericolosa) che tende ad aizzare gli uni contro gli altri. Da una parte i fatti che accertano l’impossibilità di convivenza pacifica con persone che arrivano da contesti completamente incompatibili con noi (specie con personaggi senza documenti dei quali non si sa nulla), dall’altra parte una martellante indegna propaganda che tende, a tutti i livelli, di colpevolizzare gli autoctoni. Pratica che non fa altro che dar forza a chi basta un ‘razzista’ per far mobilitare gruppi, che non hanno interesse ad indagare, capire, verificare cosa sia successo. Loro hanno già sentenziato. Dall’altra parte si assiste ad una paura, ad una popolazione spiazzata per quello che sta succedendo con una velocità inaspettata, ad una generale insensibilità per i problemi degli autoctoni e ad una eccessiva attenzione per i problemi per chi non è italiano. Questo crea gravi tensioni molto spesso ignorate da chi si dichiara sensibile ai problemi del prossimo. Proprio qui sbagliano: la sensazione è che si sia sensibili solo per i non italiani. E questo amplifica i già tanti problemi esistenti. Ma non ci arrivano. Non c’è niente da fare. Questo ragazzo è diventato razzista in tutta Italia. Può succedere a tutti noi. Riflettiamo.
Giosuè Moi
(admaioramedia.it)
One Comment
Piera Cheri
Fra un pò anche abbronzarci sarà razzismo…si tratterebbe di provocazione