I limiti del Cagliari quest’anno sono noti a tutti, dunque non staremo ad enunciarli per l’ennesima volta. Ma stavolta il rammarico è dettato da quel pizzico di buona sorte che è mancato in più di un’occasione. La gara interna con l’Empoli è terminata 1-1 a una manciata di secondi dallo scadere, con un gol dell’ex Vecino (che in rossoblù non aveva combinato niente di straordinario, tant’è vero che non lasciò rimpianti quando venne ceduto) che è stata un’autentica mazzata.
Il ritorno di Zeman non ha portato l’attesa vittoria, confermando il suo personale ruolino di marcia negativo al Sant’Elia. Però la squadra, soprattutto nel primo tempo, ha mostrato un volto diverso rispetto alla versione del Cagliari di Zola: più gioco, più voglia, più ritmo, più occasioni da rete. Persino Joao Pedro è sembrato trasformato (in meglio), e non solo per il bel gol dell’illusorio vantaggio e per il palo colpito nel primo tempo. Un legno l’ha colpito anche M'poku, a conferma che la fortuna è cieca ma la sfiga a volte ci vede benissimo.
Nella ripresa, tuttavia, sono emerse stanchezza e paura di vincere: quest’ultimo è un limite caratteriale di questo gruppo, alimentato anche da una classifica che non fa di certo sorridere e, anzi, condiziona. Abbiamo parlato di virtuale retrocessione dopo la gara col Verona, confermando l’impressione dopo la sconfitta di Genova. Contro l’Empoli, i rossoblù hanno provato a spazzare lo scetticismo generale, dando ascolto all’esperto Zeman che ancora crede nella salvezza. E in tanti, sino al gol di Vecino, stavano cambiando parere anche se il Cagliari nella ripresa ha sofferto un po’ troppo. Dispiace che i toscani siano stati favoriti da un’incomprensibile uscita a vuoto di Brkic, un giocatore che ha conquistato da subito tifosi e compagni con i fatti, cioè con la sicurezza tra i pali e il senso della posizione. Errare è umano, ma da un portiere esperto come è lui non ci saremmo aspettati quell’errore. Il tiro di Vecino, se Brkic fosse rimasto in prossimità della sua porta, sarebbe stato neutralizzato con una certa facilità. Invece siamo qui a parlare dell’ennesima occasione sprecata.
Una considerazione a parte va fatta per le scelte tecniche di Zeman, peraltro preannunciate. Le esclusioni di Rossettini e Conti lanciano un chiaro segnale a tutto il gruppo: chi non rema in una certa direzione, sta in panchina. O in tribuna. Il difensore – ma Zeman non conferma questa tesi – pagherebbe una frase infelice pronunciata all’esonero del tecnico boemo. In sostanza avrebbe criticato il suo gioco: parole che, dette da un difensore che non è esattamente un fulmine di guerra, appaiono sciocche e fuori luogo. Soprattutto se dette a voce alta. Diverso il discorso del capitano: forse – lui come altri veterani – non ha digerito i carichi di lavoro imposti da Zeman. Di sicuro, il suo apporto in campo quest’anno è stato disastroso. La sua lunghissima esperienza in rossoblù è giunta al capolinea, chissà se potrà dare una mano alla squadra nelle restanti partite. Qualche dubbio è legittimo averlo anche nei confronti di Cossu, altro veterano rimasto ormai ai margini del gioco. In generale, ci sono dei giovani che possono fornire risposte più convincenti: meglio puntare su loro, anche nell’intento di iniziare a costruire il futuro.
Il cambio di marcia, con Zeman alla guida, è stato evidente. La gente si è divertita di più, questo è innegabile, nonostante il risultato finale sia stato determinato da una banale distrazione come è accaduto in tante, troppe occasioni. Nel calcio non si può mai dire, e saremmo i primi a felicitarci se venissimo smentiti. Ma questo con l’Empoli era davvero il classico match-ball ed è stato gettato al vento. Tirare in ballo la sfortuna non aiuta di certo ad interpretare correttamente la situazione. Tuttavia quei due pali, che avrebbero potuto tradursi in altrettanti gol e chiudere l’incontro, ci sembrano il chiaro segnale di una stagione nata male e finita peggio. Non è ancora finita, è vero, mancano 11 partite e ci sono in palio 33 punti. Ma passano le settimane e la svolta tarda ad arrivare: un motivo ci sarà pure. Forse un bagno di umiltà servirà a tutti, in particolare alla dirigenza: sulle ceneri si può ricostruire una casa più solida.
Arrogutottu
(admaioramedia.it)