Il difensore del Cagliari Fabio Pisacane ha ricevuto nei giorni scorsi il premio di “Calciatore dell’anno“, istituito dal quotidiano britannico “The Guardian“. Un riconoscimento dal particolare significato umano e sportivo, che ha sottolineato il suo raggiungimento della Serie A dopo importanti problemi di salute e non aver ceduto ad un tentativo di combine. Pisacane si è dichiarato orgoglioso che i suoi valori siano stati riconosciuti, mantenendo comunque un profilo basso ed umile durante tutta la conferenza stampa al Cagliari Store nel centro cittadino.
Il riconoscimento. “Sono orgoglioso del premio che mi è stato conferito: rispecchia i miei valori. Lavoro e sacrificio, ciò in cui crede profondamente anche la società. In più sono felice di aver portato in alto i Quattro Mori a livello internazionale. Le motivazioni del premio esaltano il mio modo di essere dopo la malattia che mi ha colpito all’età di 14 anni (la sindrome di Guillain-Barré, deleteria per il sistema nervoso periferico e che costrinse Pisacane a 3 mesi e mezzo di ricovero, ndr), quando ho capito che dovevo proteggere a tutti i costi la seconda possibilità che mi era stata data: senza ricorrere a sotterfugi o scorciatoie (chiaro il riferimento ai 50mila euro rifiutati ai tempi del Lumezzane, ndr). Ad ogni modo, non ci sarà mai una coppa o un titolo che mi farà sentire diverso da prima“.
2016. “Le cose più importanti che mi sono accadute l’anno scorso? Al primo posto metto senza dubbio la nascita di mio figlio Federico. Poi l’esordio in Serie A del 18 settembre ed infine l’aver trascorso le feste in famiglia al gran completo. Sulle mie lacrime nelle interviste dopo il debutto con l’Atalanta, dico che sono uscite spontaneamente perché sono una persona istintiva: il giornalista Vittorio Sanna ha saputo toccare le corde giuste in quel momento. Mi sono rivisto più volte e, potessi tornare indietro, non lo rifarei. Il 2017? Dal punto di vista umano mi auguro la salute, dal lato sportivo invece mi accontenterei se il nuovo anno fosse come quello precedente”.
Ultime settimane roventi. “Veniamo da un momento delicato, in cui certe sconfitte ci hanno fatto male. Ma le abbiamo assorbite. Io e Rastelli? Contrariamente a quanto si possa pensare, il mio rapporto con lui è semplicemente quello tra allenatore e giocatore. Vero, ci conosciamo bene dai tempi di Avellino: gli riconosco il merito di aver saputo schivare diversi “cazzotti” con lucidità negli ultimi tempi. Come ho detto, sono una persona istintiva e anche con lui ci sono stati dei confronti in alcune circostanze. Storari? Per ora il suo addio è solo una voce, non c’è nulla di certo. Mi dispiacerebbe se andasse via, è un compagno che ha grande carisma“.
Serie A. “Se sono arrivato fin qui devo dire grazie a tante persone ma soprattutto a me stesso, perché ci ho sempre creduto. Poi ovviamente il Cagliari Calcio che ha avuto fiducia in me e l’ha rinnovata in questa stagione. La differenza tra B e A è notevolissima: in massima serie non puoi permetterti di essere all’80%, ma sempre al massimo. L’avversario più temibile che ho incontrato finora? Higuaín, una spanna sopra tutti gli altri. Il mio contratto scade nel 2018, ma per me questa società è un punto d’arrivo. Sto benissimo qui, così come la mia famiglia“.
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)