Cragno: caduto. Come l’eroe sul più bello. Grande partita, con tanto di rigore neutralizzato, sciupata dalla brutta uscita nel finale che costa il risultato.
Romagna: lanciatore. L’attività in cui si cimenta maggiormente è quella di rilanciare, non sempre in modo preciso, perché non patisce grattacapi importanti dalla sua parte.
Andreolli: controllore. Il gigante Dzeko non punge, lui si fa trovare pronto quando arrivano palloni da tenere sotto controllo senza sbavature. Rischia su un fallo non visto in area.
Pisacane: vincitore. Il duello con lo spauracchio Schick lo vince il rossoblù, con attenzione e concentrazione. Non disdegna interventi acrobatici.
Van der Wiel: nascosto. In verità gioca pochissimi palloni, cerca di rendersi utile ma si perde un po’. Sul gol sbaglia posizionamento e fa saltare il fuorigioco: gol decisivo.
Barella: indomabile. Inutile girarci intorno, il faro è lui. Corre, ruggisce sulle caviglie, viene pestato ma si rialza sempre. Finché una caduta gli procura un problema alla mano.
Dal 72° Deiola: anonimo. Non entra in partita, si fa notare per un giallo evitabile.
Cigarini: sottotono. Nel primo tempo compie un paio di interventi puliti in interdizione, però soffre la pressione romanista. Prova incolore, ammonito. Sarà appiedato.
Ionita: sacrificato. Si è ormai specializzato nella fase d’interdizione, anche se a Roma non ci capisce granché. Poco reattivo quando la palla passa dalle sue parti.
Padoin: pendolare. Deve dare uno sguardo sia a Florenzi che a Pellegrini, limitandosi a coprire come può senza appoggiare mai o quasi le rare ripartenze.
Dal 93° Ceppitelli: n.g. Entra giusto in tempo per l’azione del gol.
Pavoletti: armadio. Si sbatte e sgomita per avere la meglio nei duelli aerei, continuano a buttargli solo palloni sporchi. Ha responsabilità relative, nemmeno un tiro.
João Pedro: fantasma. Parte con la fascia di capitano, la sua gara si concentra nel giallo che incassa e per un altro che provoca in ripartenza. Troppo poco, decisamente.
Dal 60° Farias: sprecone. Non è proprio l’annata giusta. La voglia di pungere c’è sempre, ma quando si avvicina alla porta sembra si faccia sempre prendere dalla fretta. E sbaglia.
López: catenacciaro. Inutile nascondersi dietro a un dito, la serata ha detto che i sardi hanno badato al sodo pensando più che altro a difendersi. Il Cagliari è riuscito a chiudere praticamente tutti gli spazi. Ma giocando così, senza offendere e buttando via il pallone gestendolo con ansia, il rischio è dietro l’angolo. Venerdì contro la Fiorentina sarà importante vincere per vari motivi: risvegliare l’attacco e ricacciare indietro le inseguitrici, innanzitutto.
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)