Il mitico Angelo Domenghini, ala destra tra le più forti del calcio italiano, ha scambiato due chiacchiere con Ad Maiora Media su Atalanta-Cagliari che avrà luogo domenica pomeriggio. “Domingo“, bergamasco di Lallio classe 1941, iniziò la carriera proprio nell’Atalanta (1960-64, 69 presenze e 17 reti) con cui vinse la Coppa Italia 1963 e debuttò in Nazionale. Seguirono i successi con l’Inter e l’arrivo nell’isola nel 1969, all’interno dell’affare che portò lui, Gori e Poli in Sardegna in cambio di Boninsegna e… fu decisivo per lo Scudetto del Cagliari nel 1970. Con il club cagliaritano giocò fino al 1973, totalizzando 99 presenze e 18 reti.
“Ho seguito attentamente finora le due squadre. Mi aspetto una partita aperta, l’Atalanta parte favorita in qualità di padrona di casa e per il grande momento di entusiasmo che sta vivendo. Io vivo a Bergamo e posso dire che in città si respira tutto questo, quest’anno si può fare qualcosa di importante. Il Cagliari non ha nulla da perdere e proprio per questo dovrà andare a Bergamo per giocare un calcio offensivo: guai se resterà a guardare o andrà lì solo per sfruttare il gioco di rimessa. Ha tutte le carte in regola per affrontare la partita alla pari.
Un campionato molto equilibrato, in cui i bergamaschi lotteranno fino alla fine per andare in Europa, mentre i rossoblu vinceranno il proprio “Scudetto” conquistando la salvezza agevolmente.
Ibarbo? Un buon giocatore, ma ci sono dei punti interrogativi sulle sue condizioni di forma. Può fare la differenza, ma dovrà portare l’entusiasmo e la voglia giusta innanzitutto per conquistarsi il posto. Così come Faragò: viene dalla B, ma ha qualità e ora deve dimostrare di meritare la categoria superiore.
L’Atalanta ha degli ottimi giocatori di prospettiva come Kessie, Conti, Caldara oltre ad alcuni ragazzi ancora più giovani che si stanno mettendo in luce. Ma in realtà ci sono molti stranieri, se si guarda la formazione che alla fine scende in campo. Bisogna avere ancora più coraggio e non aver paura di puntare sui ragazzi italiani.
Il grande problema del calcio di oggi è che si punta maggiormente a non prenderle: non c’è la sfacciataggine ed il coraggio di provare ad imporsi con personalità sull’avversario“.
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)