Dopo Cagliari-Perugia di ieri, da accanito tifoso, devo ammettere con amarezza che il Cagliari ha smarrito la strada! E quando scrivo il Cagliari non mi riferisco ai soli giocatori, parlo di tutte le componenti: dirigenza, allenatore, calciatori e, ahimè, tifosi.
Commentare la partita è inutile, oramai si è già detto tutto (anche perché c’era poco da dire). Squadra spenta, demotivata, arrendevole, giocatori individualisti e quindi incapaci di produrre un qualcosa che sembri gioco (di squadra appunto). Le poche (troppo poche) occasioni create non sono sufficienti nemmeno a tirare in ballo la sf…ortuna. Non ci sono scuse. Come qualche giorno fa ha detto l’allenatore di una squadra italiana più blasonata dopo una bella partita al Santiago Bernabeu: “non ci sono scuse e non venite a parlarmi di prestazione positiva. Due a zero è due a zero e non ci sono discussioni, si va a casa sconfitti e basta!” Ma purtroppo per il Cagliari di ieri, anzi delle ultime quattro giornate, Rastelli non può accampare nemmeno la scusa della buona prestazione. Sconfitta brutta che lancia il segnale chiaro della grave crisi del Cagliari (di tutte le componenti) camuffata solo dalla fortuna o dal caso nelle ultime giornate: l’autogol di Lapadula col Pescara che ci aveva sino ad allora ridicolizzati; l’aver giocato in dieci contro il lanciatissimo Novara; il pareggio casuale a Trapani dopo che alla squadra di casa era stato negato il sacrosanto rigore del due a zero.
Ieri sentivo dire che il Perugia ha il carattere del suo allenatore e pensavo che è vero perché in genere le squadre assorbono aspetti caratteriali del loro mister, e il Cagliari di ieri (anzi degli ultimi tempi) che carattere ha? Serve veramente dare una brusca sterzata perché tutte le componenti Cagliari (noi tifosi compresi) danno l’impressione di aver smarrito la strada insieme alla squadra. La dirigenza per prima sembra già proiettata con sicurezza al prossimo campionato in serie A, dimenticando il vecchio ma significativo detto coniato dal buon vecchio Trap “non dire gatto se non l’hai nel sacco”. Sono loro, i dirigenti, che per primi devono darsi una regolata e manifestare quell’umiltà che chiedono alla squadra. Umiltà che si sarebbe dovuta manifestare non dico con l’ingerenza, ma almeno con una presenza forte di tutta la dirigenza al fianco della squadra prima ancora di ordinare il ritiro. Insomma la dirigenza è anch’essa Cagliari e deve esserci e saper vedere in anticipo quel che accade non ‘punire’ dopo che la crisi è manifesta.
Il Mister ieri ha certificato il suo stato di confusione: Sau un fantasma in palese difficoltà col gol da settimane schierato contro una delle difese meno battute della B; Cerri, che ha un manifesto problema con l’inquadramento della porta, lasciato in balia della stessa difesa e del fuoco (i fischi) amico; l’inutile e incomprensibile sostituzione di Barreca, ieri come tutti poco preciso, con Murru che ancora non ha trovato la sua strada e quindi ancora più in difficoltà. Insomma, il Mister quando le partite diventano tattiche e non aperte entra in confusione e non riesce a trovare il bandolo della matassa. Finché i figthers della squadra lo hanno assistito gli è andata bene ma ora che c’è da giocarsela d’astuzia e di tattica per sopperire alle assenze, allo stato di forma ed a quello psicologico sta evidenziando tutti i suoi limiti. Noi tifosi dobbiamo aiutarlo, ma lui deve farci capire che carattere hanno le sue squadre. Fuori la grinta, Rastelli, se questa è una tua caratteristica, o fuori quel che deve essere il carattere di una tua squadra.
E’ bene che anche i calciatori si assumano responsabilità. Pensavamo che i ragazzi fossero in grado di ammazzare il campionato, esaltati da stampa e tv, ora hanno mollato. Si vede e non si discute. Hanno mollato sperando di trovare sempre il guizzo vincente dimenticando la fame che li aveva caratterizzati all’inizio. I tifosi devono ricordarsi una frase che si usa per schernire il mondo bancario: la banca ti dà l’ombrello (i soldi) quando c’è il sole (quando non hai problemi economici) e te lo toglie quando inizia a piovere (quando inizi ad avere veramente bisogno di denaro). Lo stesso stiamo facendo noi tifosi (ad onor del vero tranne i ragazzi della curva) col Cagliari: tifiamo ed applaudiamo quando il Cagliari vince e stravince e non appena zoppica lo mortifichiamo con fischi e critiche. Non è giusto. Il tifoso, noi tifosi, dobbiamo stringerci attorno alla squadra anche, ma soprattutto, quando ne ha più bisogno, quando le cose non girano. E’ questo il momento di stare tutti stretti attorno ai ragazzi perché, lo sento e lo hanno dimostrato, con l’unione di tutti e col lavoro duro possono riportarci in serie A. Forza Cagliari sempre.
Carlo Fancello (avvocato)
(admaioramedia.it)
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