“L’espulsione ha condizionato la partita”, ha detto l’allenatore Rastelli nel dopo partita di ieri. Ha ragione. Ma prima di prendersela con l’arbitro Maresca (mediocre la sua prova, a prescindere dal risultato) dovrebbe dire due paroline ai suoi giocatori. Innanzi tutto a Di Gennaro: è vero che non aveva commesso il fallo fischiato dal direttore di gara, ma non esiste davvero che un professionista reagisca a quel modo. Sembrava un invasato: il rosso era davvero inevitabile. Detto questo, non è la prima volta che si vedono i nervi a fior di pelle da parte dei rossoblù. E dire che sono in testa alla classifica, se no non sapremmo che cosa potrebbero combinare.
Rastelli dovrebbe fare il mea culpa. “Tutti sono titolari”: è una frase cara non solo a lui ma a tanti tecnici. Che, facendo ruotare di continuo l’intera rosa a sua disposizione, da una parte tengono tutti sotto pressione, ma dall’altra rischiano di scombinare certi equilibri. Meglio fare chiarezza: un blocco di partenza e un gruppo di riserve, pur di valore. La verità è che, probabilmente, lo stesso allenatore del Cagliari ha molte incertezze in alcuni ruoli. Alcuni esempi: meglio Murru o Pisacane, sulla fascia sinistra? Vista la prova del primo nell’incontro interno con il Latina, avremmo detto il secondo. Ma a Pescara anche Pisacane ha giocato al di sotto della sufficienza. In attacco si può dire la stessa cosa: Cerri, forse a causa della sua giovane età, non sempre ha garantito il dovuto peso in fase offensiva. Ma sia chiara una cosa: a Pescara il Cagliari, in generale, ha effettuato pochi tiri nella porta avversaria. Certo, sino all’espulsione del regista Di Gennaro si registrava un sostanziale equilibrio, però non si è visto il piglio da grande squadra.
Allargando il ragionamento, sinora il Cagliari ha vinto abbastanza ma ha convinto poco. Il gioco si vede a sprazzi, e forse le giocate dei singoli prevalgono su quelle del collettivo. Insomma, c’è qualcosa che non convince. Meglio poterlo dire guardando tutti dall’alto della classifica, però Rastelli deve fermarsi un attimo e riflettere: sul suo operato (alcuni cambi convincono ancor meno delle scelte iniziali: perché, una volta sotto di un gol, contro gli abruzzesi non ha messo subito in campo Fossati e Farias?) e poi sulle risposte arrivate dai giocatori che ha a disposizione. Si ha la sensazione che spesso confidi troppo nella buona stella, in un colpo di genio (o di fortuna) che permetta di ribaltare il risultato, quando butta male. A volte gli è andata bene, a Terni meno, a Pescara per niente. E domenica al Sant’Elia arriva il Cesena, altra squadra accreditata per l’immediato ritorno in serie A. Ci arriva da capolista, dunque non si corre il rischio di sottovalutarla. Ma forse sarebbe peggio sopravvalutare se stessi, dopo tutti i complimenti ricevuti nel precampionato e nella prima parte della stagione. Forse non è tutto oro ciò che luccica, e magari qualcuno deve tornare con i piedi per terra per capire che questo sarà un campionato lungo e snervante.
Arrogutottu
(admaioramedia.it)
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