Lo stadio Sant’Elia chiude i battenti per essere demolito. 47 anni di campioni, storie, delusioni, cadute e risalite: i grandi protagonisti rossoblu riaprono il libro dei ricordi a caccia di emozioni. Parola a Luigi “Gigi” Piras, classe 1954, il più grande bomber nella storia del club dopo Riva.
Il sogno. “Il mio stadio. Vederlo scomparire sarà un grande dispiacere, ma il mondo si evolve e Cagliari ha bisogno di un impianto nuovo. Debuttai in Serie A segnando un gol contro la Fiorentina nel 1974 al fianco di quasi tutti i campioni dello scudetto: una soddisfazione indescrivibile per un ragazzo di Selargius. Persi una lente a contatto quel giorno. All’epoca esistevano solo le lenti dure e purtroppo sarebbe diventata un’abitudine perderle! Un ricordo molto vivo risale al 1987, quando affrontammo il Napoli di Maradona nella semifinale di Coppa Italia. L’incasso di quel giorno salvò il Cagliari dal fallimento“.
Dolci ricordi. “Gli scherzi erano all’ordine del giorno e coinvolgevano tutti, fino al medico sociale e il massaggiatore: il calcio era un’altra cosa, eravamo come in famiglia. Me ne ricordo uno in particolare. L’allenatore in seconda Tonino Congiu si era appena comprato l’auto nuova e dottor Fadda gli sistemò un filo tutto intorno alla macchina per fargli credere che gliela avevano rigata. Bei tempi… Ci frequentavamo spesso tra compagni, mangiavamo insieme anche con le rispettive mogli o fidanzate, i giornalisti viaggiavano con noi in trasferta… Ma ricordo anche con grande piacere l’attaccamento alla causa di Mario Tiddia, Gigi Riva dirigente, il presidente Mariano Delogu. Dentro lo stadio ognuno aveva il suo rituale prima della partita: chi riposava sul lettino, ad esempio. Come dimenticare il tornio su cui limavamo i tacchetti prima dell’ingresso in campo, Casagrande che preferiva scaldarsi nell’anticamera dello spogliatoio invece che in campo. Un gol a cui sono particolarmente legato? Quello al Catanzaro che ci diede la salvezza con Carosi allenatore, ma quello del debutto assoluto non si dimentica. Ho vissuto un sogno, soprattutto all’inizio quando ancora giovanissimo mi ritrovai insieme a compagni come gli eroi dello Scudetto. Rammento con affetto le immagini che mi ritraggono in tuta con Riva quando andai per la prima volta in panchina e abbracciato da Albertosi il giorno del mio esordio“.
Rimpianti. “Ma ci furono anche dei momenti bui. Nella mia ultima stagione, quella 1986-87, retrocedemmo per illecito e mi fece male. Da anni indossavo la fascia di capitano e in quei periodi di grandi difficoltà anche economiche sentii ancora di più la doppia responsabilità da cagliaritano. Avrei potuto continuare a giocare in rossoblu, ma arrivò Longo come nuovo Ds e fece altre scelte. Ho il rammarico di non essere stato preso in considerazione per restare nella società, dopo aver dato tanto per questi colori. Pazienza, è andata così“.
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)