“Data la sorprendente accoglienza ricevuta lo scorso anno”, così su facebook le associazioni Arc e Sardegna Queer hanno riproposto, al Lazzaretto di Cagliari, il secondo appuntamento con “Le Lesbiche si raccontano”. Ma l’accoglienza riservata al laboratorio di travestimenti per bambine e bambini (dai 4 agli 8 anni), a cura delle Famiglie Arcobaleno, considerate le implicite finalità, non è stata per nulla sorprendente.
“Con l’ausilio di una storia – si legge nella presentazione – sarà affrontato il tema degli stereotipi di genere legati alle professioni e all’abbigliamento”, con l’obiettivo di “prevenire fin dall’infanzia omofobia e misoginia”, si giustificano le organizzatrici, seppure sia evidente che alla base di talune iniziative ci sia la famigerata ‘teoria gender’ con il tentativo di annullare le ‘differenze di genere’ , perciò i bambini si potranno travestire: per esempio, i maschietti da principesse e le femminucce da principi azzurri.
“Ritengo gravissimo il tentativo di coinvolgere bambini in iniziative che mirano ad influenzare la loro formazione e la loro identità sessuale – ha commentato Marcello Orrù, consigliere regionale del Psadz – Credo che questa manifestazione vada vietata perché offende il pubblico decoro ed è potenzialmente nociva per una fascia di età giovanissima. Chiederò al Prefetto di Cagliari di valutare l’annullamento della manifestazione. Inaccettabile che iniziative provocatorie e pericolose come questa si tengano come se niente fosse. Presenterò un’interrogazione urgente all’assessore alla Cultura Firino al fine di avere la certezza che l’evento non sia stato in qualche modo finanziato o patrocinato dalla Regione Sardegna o dal Comune di Cagliari. Sarebbe gravissimo che un’iniziativa simile, inaccettabile e grave già di per se, fosse foraggiata con i soldi di tutti”.
Ha protestato contro l’iniziativa anche Fratelli d’Italia: “Cosa ci stanno a fare dei bambini di 4-5 anni con degli psicologi? – ha chiesto Salvatore Deidda, coordinatore regionale – Per spiegargli cosa? I travestimenti? I lavori in cui ci sono molte donne e in quelli molti uomini? Per spiegargli gli stereotipi? L’omofobia? A scoprire se stessi? Parliamo di bambini. In questo caso è un evento privato, in cui i genitori decidono per i propri figli, ma è la dimostrazione di quanto abbiamo sostenuto presentando in Consiglio regionale la nostra mozione contro l’educazione gender nelle scuole pubbliche. Questi laboratori e questo tipo di teorie non devono passare e ci troveranno sempre fermamente contrari. I bambini devono essere lasciati fuori da queste diatribe”. (red)
(admaioramedia.it)
7 Comments
Aldo Manunza
In totale disprezzo della nostra identità !
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