Il 15 gennaio rappresenta una data molto importante per i cagliaritani devoti a Sant’Efisio ed anticipa quelli che saranno gli sfarzosi festeggiamenti che, come ogni anno, animano la città il 1° maggio in onore del voto fatto dalla Municipalità di Cagliari al Santo Martire per aver liberato il Capoluogo dal morbo della Peste.
Pur essendo collegati tra loro, tuttavia, i due eventi coinvolgono la città in maniera profondamente diversa. Quella di ieri, infatti, racconta l’altra faccia della partecipazione dei cagliaritani alle vicende ultraterrene del Santo: intima, silenziosa, prettamente religiosa. Forse perché rievoca proprio il giorno della morte di Efisio per esecuzione, avvenuta a Nora nell’anno 303 d.C.
Ciò non significa che sia una ricorrenza meno sentita, non sono mancati, infatti, i fedelissimi che hanno preso parte alle funzioni religiose, ai rosari e ai riti della chiesa cagliaritana e che ieri sera hanno voluto accompagnare il Santo nella sua prima uscita dell’anno, lungo la solenne processione al seguito del simulacro, scolpito da Giuseppe Antonio Lonis, ornato di pennacchio colorato, fiocco e polsini rossi. L’intento era, ed è sempre in questa occasione, proprio quello di ritrovare un ‘amico’, un ‘protettore’, che da sempre è per i fedeli simbolo di coraggio, forza e coerenza, a cui rinnovare la propria devozione e a cui affidare le proprie preoccupazioni. È forse questo il vero miracolo compiuto dal Santo Martire, quello cioè di riuscire ancora dopo tanti anni a tenere unita una città ed una diocesi che in lui riconosce storia, tradizione e verità.
Come sempre, l’organizzazione del “Dies Natalis” è stata opera dell’Arciconfraternita del Gonfalone, che fa base nella chiesa del Santo, dove ieri, a seguito della processione, si è svolta la messa presieduta dall’Arcivescovo. Quest’ultimo, assieme al Sindaco di Cagliari, si sta impegnando affinché Sant’Efisio possa finalmente essere riconosciuto come patrimonio dell’Unesco.
Laura Pisano
(admaioramedia.it)