Valorizzare appieno il potenziale di una città molto più ricca, versatile e seducente di quanto si riesca a palesare al mondo. Non basta un aggettivo o una frase per definire e dare volume alla ricchezza di Cagliari e al privilegio che è toccato in sorte a chi ha la fortuna di abitarci e di trascorrerci la gran parte della propria esistenza.
Una città dallo sviluppo urbano intermittente ma dalle opportunità turistico ricettive illimitate, in un patrimonio di storia e di vita condensato in un fazzoletto di terra da sempre conteso tra uno degli specchi di mare e dei golfi più caratteristici e lussureggianti del Mediterraneo, tra la laguna regno dei fenicotteri e dei mille altri abitanti alati del suo cielo scarno di nuvole e grondante azzurro, tra i tanti colli esposti al maestrale e le spesse e fiere mura del castello a eterno presidio di una nobile storia ultramillenaria. Una città da sempre legata a doppio filo al mare e al suo porto, varco principale dell’Isola e avamposto del suo sviluppo industriale, da tempo oggetto di una lenta ma consistente opera di recupero e riqualificazione delle sue strutture, nel sogno ancora irrisolto di un riscatto suggellato simbolicamente dal restauro del famoso Padiglione del sale di Pierluigi Nervi e da opere di recupero e riqualificazione dell’area portuale come previsto dal finanziamento del Piano città di Cagliari.
Una città che oggi più che mai avrebbe bisogno di idee chiare sul suo futuro e di gesti concreti, magari partendo – come suggerito anni fa – dalla creazione di un assessorato alle politiche del mare che avrebbe l’effetto di rimettere in cima ai pensieri dei cagliaritani e del governo della città l’orizzonte più vicino e più prossimo e la meta più salda e più sicura per le proprie ambizioni: il mare. Un mare che nel corso della lunghissima storia cagliaritana ha sempre tratteggiato la fisionomia e l’identità del capoluogo e dei suoi abitanti, marcando con tratti indelebili l’opulenza dei traffici e dei commerci delle epoche di splendore e le scorribande nemiche dei tanti invasori, che pure mai ne scalfirono l’anima. Un mare cagliaritano oggi più che mai risorsa da proteggere e preservare e opportunità da cogliere e da sfruttare: per il trasporto a impatto ambientale zero di persone e di merci, per la sua pesca e la sua filiera ittica di pregio, per le enormi opportunità del suo diporto con le attività connesse di cantieristica e assistenza ai natanti, per la pesca sportiva e le attività subacquee nei suoi fondali incontaminati e mille altre attività possibili e realizzabili.
Eppure, oggi, Cagliari è una città con una capacità attrattiva di gran lunga inferiore al suo potenziale, una città che fatica a trovare il proprio posto al sole, afflitta da problemi eterni e incapace di trovare soluzioni originali pur ricca di tesori naturali immensi e bellezze artistiche tanto impareggiabili da fare invidia a parecchie concorrenti mediterranee. Uno sviluppo delle potenzialità economiche e produttive del suo mare dovrebbe farla diventare tra le mete predilette di crocieristi e turisti di tutto il mondo, tenuto anche conto della sua enogastronomia e dell’ospitalità della sua gente, della maestosità del suo centro storico, dei suoi palazzi dell’antica nobiltà e delle sue torri medievali, levigate dal maestrale e solcate dal sole e dalla salsedine. Una città che tanto potrebbe e dovrebbe fare soprattutto nel campo dei servizi e dei trasporti, in particolare nel settore della mobilità marittima, e che potrebbe sfruttare molto meglio di quanto fatto sinora, la propria posizione di avamposto cruciale nelle rotte tra Africa e Medio oriente e il versante occidentale del continente europeo.
Chiunque abbia a cuore le sorti di Cagliari non può fare a meno di chiedere a voce alta uno scatto generale d’orgoglio, una reazione ferma e convinta a una crisi che oggi soffoca i commerci, la vitalità e il dinamismo di una città destinata a vivere di mare.
Nicola Silenti
(sardegna.admaioramedia.it)