Innovazione che cambia il lavoro e made in Italy: temi molto sentiti dei quali si è parlato nell’ambito della quinta edizione del “Sardinian job day” organizzato dall’Aspal alla Fiera di Cagliari.
“Il made in Italy è una culla di eccellenze che dobbiamo valorizzare anche con le professionalità e con le competenze che possono aumentare i livelli qualitativi – ha sottolineato il direttore dell’Aspal, Massimo Temussi, aprendo i lavori del convegno – In Sardegna, dal turismo all’artigianato, dalla ristorazione alle produzioni agroalimentari, abbiamo un sistema fiorente in continua espansione, che necessita anche di personale formato per un mercato sempre più esigente. L’Aspal fornisce un supporto alle imprese che cercano personale qualificato e orienta le persone nella scelta del percorso formativo più appetibile, anche nei settori tradizionali. Una delle strategie punta proprio a combinare l’innovazione con la tradizione e con l’identità, che per essere promossa necessita anche di professionisti all’altezza delle aspettative del mercato”.
“Passione per il lavoro, senza orari, con sacrificio e tanta curiosità, ma anche cultura e informazione”, questi gli ingredienti per un’attività di successo secondo lo chef carlofortino Luigi Pomata. Senza dimenticare lo stretto legame con la terra: “La Sardegna è in grado di darci prodotti d’alta qualità e i riconoscimenti non mancano – ha aggiunto – ma noi tutti dobbiamo essere capaci di valorizzare, innovare e tutelare, soprattutto dalle dilaganti contraffazioni del made in Italy, anche in ambito enogastronomico, che producono gravissimi danni economici e d’immagine alla nostra economia”.
Massimo Barbadoro, rappresentante del settore alta oreficeria di Valenza, in provincia di Alessandria, ha spiegato come fare distretto: “Abbiamo 800 anni di esperienza e un migliaio di aziende orafe per una popolazione di 20mila abitanti. Tutto il nostro territorio è strettamente legato a questo artigianato, che esporta all’estero il 97% della produzione e fattura 2 miliardi di euro all’anno”. Nonostante i brillanti risultati, non mancano le criticità: “Non troviamo lavoratori, le nostre scuole di formazione non soddisfano le richieste del mercato ed è fondamentale trasmettere le conoscenze dei nostri artigiani, figure preziose che altrove sono tutelate”.
“Il made in Italy è modello di ospitalità riconosciuto in tutto il mondo, abbiamo perso l’identità, ma chi viene da noi la cerca e vuole vederla”, ha detto a gran voce Lorenzo Giannuzzi, direttore generale del Forte Village di Santa Margherita di Pula e Ceo dell’anno Luxury 2018. Il resort della costa sud occidentale dell’Isola, noto per la sua esclusività di fama mondiale e per l’altissimo livello, si affida per il 98% a personale locale e dà particolare risalto alle produzioni del territorio: “In Sardegna oltre al buon clima, che ci dovrebbe permettere di lavorare molto più di quanto non facciamo oggi, e allo straordinario paesaggio, c’è grande professionalità e lo dimostra la piena occupazione dei partecipanti ai master organizzati dal nostro resort”. Giuseppe Martino di Giuda, docente del Politecnico di Milano, nel suo intervento ha evidenziato i risultati dell’Italia nell’arredamento: “Siamo il primo paese esportatore di mobili di qualità, la creatività il gusto italiani sono apprezzati in tutto il mondo, ma se non facciamo progressi in organizzazione e capacità di fare sistema rischiamo di perdere il primato”.
Francesco Furcas
(admaioramedia.it)