Accusato di aver ridotto e mantenuto in uno stato di soggezione continuativa una sua connazionale, costringendola alla prostituzione mediante violenze e minacce, un 29enne nigeriano, E.E., è stato arrestato. Il capo della Squadra mobile di Cagliari, Alfredo Fabbrocini, durante una con conferenza stampa, ha raccontato che la ragazza 24enne, capendo di trovarsi in una situazione di grave pericolo, si è rivolta, tramite lo sportello di aiuto attivo dal 2013, alla psicologa della Caritas diocesana di Cagliari, Simona Murtas, che prontamente ha informato le forze dell’ordine. Nell’abitazione dell’uomo, durante un’accurata perquisizione, sono stati trovati prove riconducibili alla prostituzione e al favoreggiamento, come parrucche, profilattici e anche un’agenda contenente informazioni riguardanti i guadagni delle ragazze da lui sfruttate. L’uomo, stabilmente in Italia da parecchio tempo e con regolare permesso di soggiorno, è stato arrestato e condotto in carcere con l’accusa di induzione alla prostituzione. Ora la ragazza è ospitata in un centro di recupero.
“La ragazza è arrivata in Sardegna dopo un lungo viaggio con documenti falsi – ha raccontato Fabbrocini – Partendo dalla Nigeria, passando per la Libia, per arrivare sino a Bergamo e infine in Sardegna. Da qui è iniziato il suo incubo, essendo stata picchiata, minacciata e costretta alla prostituzione. La ragazza si prostituiva in viale Monastir insieme ad un’altra donna, anch’essa costretta dallo stesso uomo. Dopo l’ennesima aggressione, ha deciso di rivolgersi alla dottoressa Murtas, che ci ha segnalato prontamente la vicenda ed ha convinto la ragazza a sporgere denuncia, permettendoci di condurre immediatamente le investigazioni del caso. Da lì abbiamo fatto partire subito le indagini e dopo i riscontri abbiamo proceduto all’arresto del soggetto, che ora si trova in carcere”.
Con grande soddisfazione per il risultato ottenuto, Simona Murtas ha spiegato il difficile compito dello Sportello: ”Con le ragazze che ci chiedono aiuto, attraverso lo sportello di ascolto in funzione dal 2013, cerchiamo di avere prima di tutto un dialogo che ci permetta di capire la loro reale situazione. Offriamo supporto per ogni tipo di bisogno, come le visite mediche, o anche quello legale e psicologico presso i nostri centri. In questo caso, si è trattato di una ragazza alla quale è stato promesso un percorso di studi e un percorso lavorativo che ovviamente non si è verificato e, per noi operatori, questo è stato utile per poter iniziare un percorso di dialogo e di recupero, grazie anche alla sua disponibilità e la voglia di avere una vita normale. Purtroppo non è sempre così facile, perché chi per paura o chi per vergogna, decide di non accettare il nostro aiuto.”
Roberto Melis
(admaioramedia.it)
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