Il sindaco di Cagliari e candidato a governatore della Sardegna, Massimo Zedda, con lo slogan “Tutta un’altra storia” (copiato da altre campagne elettorali progressiste in giro per l’Italia, come quella persa dal sindaco di Ladispoli nel 2017) intende marcare la sua diversità dalla sconfortante esperienza della Giunta Pigliaru. Nonostante la sua coalizione, ricca di liste-civetta che ruotano intorno all’ingombrante e decadente Partito democratico, sia del tutto politicamente omogenea alla maggioranza di centrosinistra uscente.
Infatti, guardando alla sostanza delle convinzioni zeddiane e delle cose realmente fatte per contrastare alcune scelte dell’Esecutivo uscente, l’effetto risulta imbarazzante. Per esempio, sull’immigrazione, autentica spina nel fianco elettorale per le sinistre accecate dall’ideologia, Zedda, al di là di qualche espediente demagogico, non esprime alcuna diversità dalla linea espressa dalla Giunta Pigliaru, ed in particolare dall’assessore Spanu, che, da autentico pasdaran della cosiddetta accoglienza, ha consumato il suo mandato in un frenetico tour nelle scuole dell’Isola per decantare la bontà dell’integrazione ‘a prescindere’ di migranti che, in gran parte, non si sa neppure se avranno diritto di restare in Italia, sopratutto mediante i discussi progetti Sprar, recentemente ridisegnati e ridimensionati dal Decreto Salvini. Progetto, come quello gestito per la Città metropolitana dalla comunità “La Collina” del noto prete progressista Ettore Cannavera, che ovviamente non manca nel carnet di Zedda, che, oltre ad aver sempre minimizzato, ai limiti del negazionismo, l’esistenza di problemi di sicurezza a Cagliari, per l’eccessiva presenza di immigrati irregolari, nel giugno scorso si è perfino lanciato, all’unisono con Pigliaru, nel tentativo di ‘aprire’ i porti della Sardegna alla nave ong Aquarius carica di migranti, poi sbarcati in Spagna, benché i sindaci siano privi di ogni competenza al riguardo.
Se per quanto riguarda l’immigrazione, Zedda si attiene alla linea sinistrorsa di lontananza dal buon senso, lasciando praterie alla Lega e al centrodestra, riguardo alla sanità, enorme nota dolente dell’amministrazione Pigliaru, il Sindaco cagliaritano si avventura invece, maldestramente, nel tentativo di prendere le distanze da tale nefasta esperienza, prospettando un vago superamento della Asl unica, a favore di non meglio definite “case della salute”, ed escludendo che il contestatissimo assessore uscente alla sanità, Luigi Arru, candidato nelle liste nuoresi del Pd su decisiva pressione di Renato Soru, possa essere riconfermato in quel ruolo.
Peccato che, nel corso della morente legislatura, Zedda, a parte qualche balbettato e rispettoso ‘distinguo’, nonostante la notevole influenza che avrebbe potuto esercitare nel ruolo di sindaco del Capoluogo di Regione, anche sulla maggioranza regionale (a parte il suo ex partito, che aveva ben quattro consiglieri, è sempre stato appoggiato a prescindere da alcune componenti del Pd), si sia ben guardato dal buttare sul piatto la forza politica di Cagliari. Anche per contribuire a bloccare il disegno sanitario, peraltro ‘sassaricentrico’, del duo Pigliaru-Arru. Occasione perduta, ma da un rivoluzionario ‘a scoppio ritardato’, che sa bene di dovere tutto al Pd e di non poter contraddire troppo l‘epicentro democratico che ruota intorno ai sempiterni Paolo Fadda e Antonello Cabras, non si poteva pretendere di più.
Piuttosto che “tutta un’altra storia”, quella di Zedda, quanto alla continuità con l’amministrazione uscente, sembra proprio “la solita storia”.
Caesar
(admaioramedia.it)