In vista delle elezioni regionali, il Movimento 5 Stelle resta allo stato autoreferenziale e, in mancanza di programmi, si arrocca in balia della pochezza delle ‘uscite’, costellate da gaffe, del candidato presidente, in attesa di giudizio, Mario Puddu.
Intanto, è stato al centro di un dibattito insorto nell’area a sinistra del Partito democratico, in particolare negli ambienti intellettuali vicini al ‘giro’ dell’Associazione nazionale partigiani, dove il terrore di favorire una vittoria del centrodestra a trazione salviniana ha aguzzato l’ingegno del professor Andrea Pubusa. Lo storico dirigente comunista, che fu in prima linea per il ‘no’ al referendum costituzionale del 2016 e recentemente simpatizzante del Movimento grillino (prima che stipulasse l’indigesto ‘contratto di governo’ con la Lega), è intervenuto nel suo sito “Democrazia Oggi”, proponendo una coalizione tra il movimento grillino e una non meglio precisata “lista di sinistra”, formata non da partiti ma da singole personalità “democratiche”. L’accoglienza, però, non è stata esattamente entusiastica, dato che, allo scontato rifiuto del M5S, istituzionalmente refrattario alle coalizioni (come ha confermato con imbarazzo, sullo stesso sito, il senatore Gianni Marilotti, dai ben noti trascorsi a sinistra), si è aggiunta la reazione, a dir poco fredda, delle stesse firme del sito pubusiano – tra cui l’ex assessore regionale Tonino Dessì (noto per la clamorosa ‘defenestrazione’ subita da Soru e intransigentemente favorevole all’accoglienza e all’integrazione dei migranti) – che, salvo eccezioni, vedono nei grillini sensibilità non così diverse dalla Lega, in tema di pulsioni xenofobe e autoritarie.
Effettivamente, anche se molti esponenti del M5S sono lontani dall’essere ‘appiattiti’ sulla Lega (casomai alquanto corrivi verso la ‘sinistra arcobaleno’, come lo stesso candidato governatore), l’opposizione alla riforma costituzionale renziana non implica una schematica adesione, da parte dei pentastellati, a una concezione della Costituzione vigente ricostruita da Dessì ottimisticamente come “repubblicana, antifascista, democratica, solidarista, umanitaria, autonomista e internazionalista” (mancava solo femminista e vegana…). Simili accezioni della Carta fondamentale (che in realtà è frutto di compromessi tra culture politiche contrapposte, anche conservatrici, e quindi ha un’impronta complessiva ben diversa al di là delle forzose torsioni a cui l’ha sottoposta la sinistra globalista) non sono nelle corde di settori significativi dell’elettorato pentastellato, tanto è vero che, per esempio, Di Maio si guardò bene dal prendere parte alla manifestazione “antifascista e antirazzista” di Macerata del febbraio scorso. Quindi, per il M5S l’alleanza ipotizzata è impraticabile, se non altro per ragioni di opportunità (od opportunismo) elettorale, per cui Pubusa e i suoi pochi seguaci possono mettersi il cuore in pace, essendo comunque improbabile che i grillini, già di per sé contrari alle coalizioni, intendano fare un così grande favore alla Lega e al centrodestra, assimilandosi a tendenze politicamente e culturalmente sconfitte il cui peso elettorale è irrilevante e che non sono affatto ben viste da molti elettori grillini.
Anche per il M5S, comunque, son dolori, ancora una volta, dato che il senatore Marilotti, concludendo il suo intervento non esattamente trasparente, ha dato appuntamento al ‘dopo’ una futuribile vittoria elettorale grillina, quando ci sarà bisogno di “competenze”. L’ambiguità di questo ‘messaggio’ (che non tranquillizza affatto gli elettori pentastellati che vedono le commistioni con la vecchia sinistra come il fumo negli occhi) non fa che mettere a nudo la strutturale carenza del M5S proprio nel disporre di proprie adeguate competenze, che non rende particolarmente desiderabile affidargli la Regione Sarda.
Caesar
(admaioramedia.it)