Nelle maggiori prove elettorali svoltesi nel Lazio negli ultimi due anni, la possibile unità del centrodestra, che avrebbe potenzialmente sbaragliato tutti gli avversari, è stata sistematicamente sabotata dal comportamento ‘autolesionista’ di Forza Italia, che non a caso il 4 marzo è stata severamente punita dagli elettori. Sia alle elezioni comunali di Roma del 2016, che alle elezioni regionali del 2018, sono stati infatti gli atteggiamenti di interdizione del partito di Berlusconi a far saltare l’unità del centrodestra e a spianare la strada nel primo caso alla vittoria della grillina Raggi, nel secondo caso alla riconferma, sia pure senza maggioranza, del piddino Zingaretti.
Sebbene il duro ultramaggioritario sistema elettorale sardo conceda poche divagazioni, alcune rappresentanze locali del partito azzurro, in lotta col contestato coordinatore regionale, l’ex governatore Ugo Cappellacci, anche ex dimissionario (prima presentate, poi ritirate), sembra stiano giocando addirittura ‘a perdere’, facendo ricadere le conseguenze del proprio scontro interno sulla solidità della coalizione di centrodestra. Come spiegare, altrimenti, le prese di posizione ‘fuori tempo massimo’ di esponenti di spicco per rimettere in discussione la designazione a candidato del centrodestra del leader sardista Christian Solinas, che era ormai stata ufficializzata dal vertice del centrodestra a Barumini?
E’ evidente che qualsiasi obiezione sul candidato Solinas è legittima, senza ricorrere alle pesanti allusioni diffamatorie fatte circolare da qualche avventato supporter di candidati ‘alternativi’, ma doveva essere formulata per tempo e nel merito, senza dare un’impressione di incertezza, assimilando il centrodestra al travagliato Movimento 5 Stelle, che ha designato quale nuovo candidato governatore, tra le contestazioni che hanno anche provocato il ritiro dalle liste di una candidata/consigliere al Consiglio regionale, il funzionario Francesco Desogus. Anche certi arditi riferimenti al ‘tavolo nazionale’, nel cui contesto la designazione di Solinas sarebbe potuta essere ‘ridiscussa’ (attribuendo alla Lega un’altra regione al posto della Sardegna) sono apparsi di un autolesionismo unico.
La Sardegna non può essere il ‘giocattolino eterno’ di Forza Italia e molti elettori del centrodestra, già in passato nauseati dalle divisioni tanto da essersi rifugiati nell’astensione o nel voto al M5S, non sembrano più in condizione di accettare giochetti e divisioni interne ai partiti, che hanno già dato pessimi risultati, come l’evitabile sconfitta alle elezioni regionali del 2014 e, soprattutto, la perdita per due consiliature del Comune di Cagliari. I berlusconiani hanno avuto sufficiente tempo per risolvere le diatribe interne, ora è il tempo dell’unità, se non si vuole correre il rischio di riconsegnare l’Isola a un centrosinistra che ha già fin troppo devastato la Sardegna, benché apparentemente ‘rinnovato’ dietro la figura di un giovane-vecchio come Massimo Zedda.
Caesar
(admaioramedia.it)