La vicenda della nave Aquarius, alla quale il ministro dell’Interno Salvini ha impedito l’approdo in Italia, ha fatto riesplodere lo scontro tra i sostenitori dell’alleanza tra il Partito sardo d’azione e la Lega e i suoi oppositori. Fu scontro sin dall’annuncio del patto, preso molto male dal sindaco ‘rosso’ di Cagliari, Massimo Zedda, della cui coalizione i sardisti facevano parte, che cacciò repentinamente dalla Giunta comunale l’assessore (e segretario cittadino del PsdAz) Gianni Chessa, colpevole di essersi uniformato alle decisioni del suo partito, mantenendo, però, il sostegno di tre consiglieri del PsdAz, che furono prontamente espulsi dal partito e formarono un gruppo consiliare dal bizzarro nome di “Autonomisti con Lussu”.
Allora, passarono in secondo piano le pesantissime esternazioni che il consigliere regionale Angelo Carta aveva formulato, bersagliando il segretario sardista Christian Solinas con varie accuse, come quella di aver fatto “sparire” il simbolo dei Quattro Mori dalle liste elettorali per “amor di poltrona” e di aver fatto imboccare al partito una strada autolesionista. Al netto dell’elezione di Solinas al Senato, i risultati delle ultime elezioni politiche hanno consentito all’alleanza Lega-PsdAz di conquistare anche un seggio alla Camera (seppure per il leghista Guido De Martini), a dimostrazione dell’autosufficienza rispetto ad ‘aiutini padani’, smentendo bellamente la profezia ‘alla Fassino’ di Carta, che comunque, non contento, si è scagliato contro il Ministro dell’Interno proclamando che non era “il suo leader” e accusandolo di avere quali suoi bersagli “Europa e migranti” e Solinas, pur senza essere nominato, è stato accusato di aver modificato il Dna del partito.
Anche Carta si è così guadagnato l’espulsione, diventando istantaneamente (unitamente a pochi altri sardisti che si sono associati) il ‘nuovo eroe’ di politici e commentatori di sinistra vari ed eventuali, che, con la sicumera che li contraddistingue, sono intervenuti a gamba tesa nelle vicende interne di un partito avversario, demonizzando il duo Salvini-Solinas sul presupposto, saccentemente artefatto, per cui il PsdAz sarebbe ‘naturalmente’ di sinistra, con gli immancabili richiami a Emilio Lussu che si starebbe ‘rivoltando nella tomba’. Peccato che il PsdAz abbia quasi cent’anni di storia e le alleanze organiche con la sinistra le abbia fatte per un periodo limitato, che ebbe l’apice negli anni Ottanta con la giunta regionale presieduta da Mario Melis – che, a parte un po’ di demagogia su urbanistica e servitù militari, non lasciò un gran ricordo – e lasciò spazio in alcuni Comuni, come Sassari, ad alleanze col centrosinistra imperniato sulla Dc, partito col quale i sardisti, nel secondo dopoguerra, governarono a lungo la Regione Sarda. Per giunta, nonostante le oscillazioni di Emilio Lussu (poi divenuto antifascista e spostatosi sempre più a sinistra) il grosso dei quadri del Partito nazionale fascista, in Sardegna, fu fornito dagli uomini del PsdAz, che, non senza la sorniona approvazione di Benito Mussolini, si ‘appropriarono’ dei fasci locali e, al termine della guerra, al netto delle epurazioni, fecero perlopiù ritorno nel vecchio partito di provenienza.
Per farla breve, il PsdAz è un partito autonomista con una forte specificità, che nasce da un’esperienza combattentistica e che è riduttivo considerare una banale ‘costola della sinistra’, sicché politici e commentatori di sinistra vari ed eventuali possono inveire quanto vogliono, ma dovrebbero sforzarsi di partire da premesse storicamente e culturalmente più forti, esenti da certe riletture orwelliane della storia che sono purtroppo, per loro, usuali. Peraltro, la triste sorte del partito dei RossoMori dovrebbe far comprendere ai dissidenti che fuori dal PsdAz ‘sardoleghista’, non li attende un grande futuro, visto che il disastro elettorale della sinistra rende i seggi sicuri merce rara anche per il Partito democratico.
Caesar
(admaioramedia.it)