Dopo la rielezione al primo turno a sindaco di Cagliari (col decisivo appoggio del principale competitor di oggi, il leader sardista Christian Solinas) Massimo Zedda, ha subito fatto girare la voce di volersi candidare alla Presidenza della Regione. Con l’altissimo concetto di sé che, ad onta di un curriculum vitae non esaltante, lo contraddistingue. in quel giugno 2016 si sentiva baciato dal sole come l’allora premier Renzi, col quale è sempre andato d’amore e d’accordo.
Il successivo crollo referendario ed elettorale delle sinistre, ridotte ai minimi termini anche in Sardegna e a Cagliari, e il conseguente insediamento a Roma del governo ‘gialloverde’, non hanno privato Zedda di quell’istinto di sopravvivenza che muove i politici di professione alla ‘caccia’ di sempre nuove poltrone. A 43 anni, perso il ‘treno’ delle elezioni politiche, si starà chiedendo con preoccupazione cosa farà da grande. I retroscenisti amici avevano dato conto della riflessione del Sindaco cagliaritano sulla fantomatica richiesta di candidarsi a governatore rivoltagli da ben 150 sindaci sardi, tentando di gabellare i più fantasiosi scenari: dal tentativo di costruire una coalizione civica, che tenesse dietro le quinte il Partito democratico e gli altri impresentabili partiti del sedicente centrosinistra, al fallito corteggiamento di Autodeterminatzione, ma era evidente che l’attendismo di Zedda era, in realtà, legato all’evolversi della crisi del Movimento 5 Stelle isolano dopo la condanna per abuso d’ufficio del candidato incoronato dalle ‘regionarie’ di agosto, l’ex sindaco di Assemini Puddu, e il suo conseguente abbandono.
Dopo questo disastroso evento, la distanza tra i vertici grillini e parte della base è divenuta siderale, data le insistenti voci sulla scelta a tavolino del nuovo candidato alle obbligatorie ‘regionarie bis’, Francesco Desogus (come peraltro profeticamente annunciato in queste pagine), e, dopo le incessanti proteste per l’esclusione misteriosa, ma attesa da molti dissidenti, del docente universitario Luca Piras, secondo classificato alle precedenti votazioni on line. Per non parlare dell’inopinata permanenza ai vertici grillini dell’ex candidato Puddu, addirittura con la partecipazione anche a dibattiti televisivi, nonostante una condanna che in altri casi, secondo i canoni dell’usuale giustizialismo manettaro grillino, ne avrebbe determinato l’espulsione. Se il M5S, dopo il disastro-Puddu, avesse mostrato maggiori capacità di tenuta, l’ambizioso Zedda si sarebbe forse tenuto lontano da una coalizione in difficoltà, che, nonostante le favolette civiche raccontate, si basa soprattutto sul Pd, partito-regime per molti intoccabile e neppure compatto (visti gli ammiccamenti di Renato Soru ad Autodeterminatzione), ma ora, grazie alla debolezza grillina, vede materializzarsi almeno la certezza di un posto in Consiglio regionale quale ‘migliore dei perdenti’, nonostante la sicumera di alcuni suoi supporter che formulano surreali previsioni di vittoria.
Chissà se e come Zedda riuscirà a sottrarsi al ‘m0rtale abbraccio’ del governatore uscente Francesco Pigliaru, che scalpita ricordando l’esigenza di parlare delle “cose fatte” in Regione (sulle quali sia il Partito democratico che Zedda vorrebbero stendere un velo pietoso) e potrebbe non resistere alla tentazione di accompagnare il Sindaco cagliaritano, come nella campagna elettorale cittadina che gli fruttò la rielezione, magari insieme a ‘popolarissimi’ assessori, Paci e Arru innanzitutto. Sarebbe imbarazzante, dato che il Pd, senza il quale la chimera pseudocivica di Zedda non esisterebbe, non può ammettere così apertamente che l’amministrazione regionale uscente, come i Sardi ben sanno, è semplicemente da dimenticare. Cinque anni persi, dei quali il popolo sardo non vorrà certo un bis.
Caesar
(admaioramedia.it)