L’attivismo ‘femminista’ della consigliera regionale uscente del Partito democratico, Daniela Forma, suscita non pochi interrogativi: molto generosamente ha dichiarato l’adesione formale al gruppo “Sardegna di Ines Pisano” permettendo alla giudice amministrativa, “in quanto donna”, di candidarsi alla Presidenza della Regione senza dover far fronte alla raccolta delle firme degli elettori, richiesta alle liste di nuova formazione.
E’ fondato il dubbio che l’articolo 21 (comma 2) della legge elettorale sarda (Legge regionale Statutaria 1/2013), ove consente di ‘aggirare’ l’onere di raccolta delle firme mediante tale scappatoia, in realtà richieda una qualche corrispondenza tra la ‘forma’ e la sostanza, che in questo caso non è affatto certa, dato che la ‘Forma’ (in questo caso Daniela) ha al contempo annunciato la sua intenzione di ricandidarsi non certo nella lista dell’ambiziosa giurista bosana (che, quale magistrato, non ha mai lavorato nell’Isola), ma nel più accogliente partito per cui è stata eletta nella scorsa legislatura: il Partito democratico. L’esenzione dall’obbligo delle firme sembra infatti presupporre la sussistenza di un effettivo legame politico tra la nuova lista e il consigliere uscente che fornisce l’appoggio, legame difficile da provarsi rispetto alla formale, ed asseritamente ‘idealistica’, adesione della consigliera uscente del Pd.
Sulla carta, un qualsiasi rapporto politico tra la Pisano e il Pd sembrerebbe arduo da ricostruirsi, dato che costei, finora candidato essenzialmente ‘social’, è stata a lungo appoggiata su Facebook da gruppi alquanto orientati a destra, soprattutto in materia di immigrazione, e se l’appoggio di un consigliere regionale uscente non vale quale ‘formula magica’, ma sul presupposto della rappresentatività dell’elettorato, è dubbio che la ‘graziosa’ concessione di un’esponente politica – che è e resta piddina – sia idonea a supportare l’esenzione dalla raccolta delle firme. A scanso di arrecare turbativa ai principi costituzionali di personalità ed eguaglianza del voto, dato che la Forma, se dovesse validamente appoggiare la Pisano restando comunque nel Pd, in sostanza varrebbe, ‘per due’.
Ove questa discutibile operazione risultasse decisiva quanto all’elezione del Presidente della Regione, bisognerà vedere come la penseranno i colleghi locali della Pisano, ossia i giudici del Tar della Sardegna, in caso di inevitabili ricorsi, visto che Daniela Forma, avendo preannunciato tutta l’operazione alla stampa nei termini descritti, ben difficilmente potrebbe credibilmente sostenere di aver poi ‘cambiato idea’ tornando nel Pd. A meno che non rinunci alla ricandidatura.
Tutto risulterebbe, certamente, più chiaro se fossero confermate le voci, che girano insistentemente nei corridoi, secondo cui sarebbe stato offerto alla Pisano, grazie al buon contatto con un ‘pezzo grosso’ nazionale, ma sardo, del Pd, il ‘comodo’ ripiego della candidatura in una lista a sostegno di Massimo Zedda, e quindi del centrosinistra. Però, a meno di un qualche pesante travaso di voti da altre liste, è alquanto difficile che l’ambiziosa giudice bosana riesca a portarsi dietro in quest’avventura tutti i suoi sostenitori, in buona parte fortemente ostili al mondo ‘progressista’, per riuscire a fare ingresso nell’Aula di via Roma, almeno come consigliere.
Caesar
(admaioramedia.it)