I risultati del ballottaggi nei Comuni di Assemini e Iglesias sono in controtendenza con quanto accaduto a livello nazionale, dove, per esempio, il Partito democratico ha perso roccaforti come Pisa e Siena: il centrodestra li ha persi entrambi, seppure con avversari diversi.
Ad Assemini, nonostante le controversie che negli anni hanno investito la sua amministrazione, il sindaco uscente e aspirante ‘governatore’ Mario Puddu è riuscito a passare tranquillamente lo scettro dell’amministrazione grillina alla sua erede Sabrina Licheri, che ha sconfitto con una rotonda percentuale (intorno al 60%) il candidato ‘civico’ Antonio Scano, a capo di un raggruppamento di centrodestra sottotono. Sembra evidente che il Movimento Cinquestelle ha goduto, al secondo turno, dell’appoggio di numerosi elettori di sinistra (al primo turno divisi in tre schieramenti, tutti rimasti fuori dal ballottaggio), nonostante molti esponenti li avessero diffidati dall’appoggiare il M5S. La dirigente di Leu, Antonella Veri, ha ipotizzato che gli asseminesi abbiano dato un voto ‘politico’ in vista delle regionali, restando indifferenti rispetto alle sorti del loro Comune. Analisi non infondata, visti gli ‘strategici’ complimenti dall’ex sindaco Puddu al neodeputato, con evidenti trascorsi a sinistra, Pino Cabras, che, scordandosi di essere un parlamentare di maggioranza, ha attaccato il ministro Salvini sulla questione dei campi rom, ricevendo, nel contempo, parecchie critiche da diversi attivisti e simpatizzanti grillini.
Una chiara captatio benevolentiae a sinistra, coerente con la prevalenza tra i grillini asseminesi di tendenze sinistrorse, espressione di una tendenza nettamente in contrasto con quella osservata a Iglesias, dove gli elettori del M5S, rimasti fuori dal ballottaggio (il candidato Federico Garau ha ottenuto circa il 20% dei voti), si son tenuti ben lontani dal pur vittorioso candidato del Pd, Mauro Usai, assai poco votabile per i grillini a causa dell’alleanza con una lista civica espressione dell’intramontabile leader democristiano Giorgio Oppi (a tempo perso, a livello regionale, nel centrodestra), e appoggiato, al secondo turno, anche dal candidato ‘civico’ Carlo Murru, anche lui gravitante nell’area Udc. Usai ha ottenuto una vittoria non stratosferica (52%) contro la candidata del centrodestra, Valentina Pistis, che, pur priva di Lega e PsdAz, ha aumentato i propri suffragi di circa 20 punti rispetto al primo turno, curiosamente la stessa percentuale ottenuta dal M5S. Un travaso possibile perché, al di là di un certo antiberlusconismo di maniera, avendo tra i suoi miti fondativi la lotta alla ‘kasta’, ben difficilmente, in assenza di infiltrazioni ‘sinistrorse’, come quelle evidentissime ad Assemini, l’elettorato grillino potrebbe digerire oltre il Pd anche l’eterno Oppi.
Comunque, da queste due assai parziali elezioni emergono indicazioni per quanto riguarda il M5S e il centrodestra. Per i grillini, la convivenza di tendenze così diverse fatte registrare a meno di 50 chilometri di distanza suggeriscono che il Movimento, in Sardegna, è ancora estremamente composito e sarà complicato a livello regionale trovare la ‘quadra’ tra le diverse sensibilità esistenti, posto che Puddu (che comunque dovrà uscire indenne dal processo per abuso d’ufficio che lo attende a luglio) non potrà fare come ‘pare e piace’ a lui ed al clan che lo sostiene a ‘spada tratta’, a scanso di figuracce elettorali come quelle sperimentate alle ultime comunali di Cagliari. Nel centrodestra, invece, dovrebbe essere ormai compreso che la scarsa coerenza ed omogeneità delle coalizioni (in quella di Assemini c’era anche il Partito dei Sardi, che alla Regione sta in maggioranza col Pd) non paga, dato che gli elettori sono arcistufi di ‘democristianerie’ e prediligono scelte nette.
Caesar
(admaioramedia.it)