Ormai la nave Aquarius dell’ong Sos Mediterranée, che la determinazione del ministro dell’Interno Salvini ha fatto deviare verso la Spagna, turbando il mondo dell’attivismo umanitario, ha varcato le Bocche di Bonifacio e sta filando spedita verso Valencia.
Questo l’epilogo, dopo che alcuni personaggi sardi, ansiosi di dirsi ‘accoglienti’ ad oltranza a nome di tutti – sull’onda dell’appello ad ‘aprire i porti’, fatto nei giorni scorsi dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda – avevano colto la palla al balzo del mutamento di rotta dell’Aquarius, che ha aggirato la Sardegna da est a causa delle mutate condizioni del mare, per lanciare compulsivi appelli allo sbarco della nave nella nostra Isola. Poco importa che si affrettassero a precisare “per far rifocillare i migranti”, perché, oltre a non esserci alcuna necessità (la nave è stata costantemente rifornita al largo da motovedette della Guardia costiera), è facile immaginare come sarebbe andata una volta effettuato lo sbarco. Una sguaiata campagna non del tutto spontanea, dato che il mutamento di rotta era facile da prevedere con un’occhiata al ‘bollettino dei naviganti’, e che il governatore Pigliaru, anche lui con sospetto tempismo, aveva già offerto i porti della Sardegna, sui quali peraltro non ha alcuna legittimazione a disporre: per informarsi gli sarebbe bastata una telefonata al suo ex assessore Deiana, presidente dell’Autorità portuale regionale.
Di fatto, nella notte tra il 13 e il 14, su Facebook sono circolati appelli, perlopiù di personaggi legati al giro dell’Unicef (protagonista in Italia di un’intensa campagna a favore dello ius soli), indirizzati alle Autorità affinché, per evitare non meglio precisati disagi o rischi per la sicurezza dei migranti, si lasciasse sbarcare la nave a Cagliari. Appelli seguiti, qualche ora più tardi, quando la nave era in prossimità di Arbatax, da quelli più decisi di soggetti direttamente legati ai giri delle ong, in particolare a “Proactiva open arms”, nota per il temporaneo sequestro di una sua nave su richiesta della Procura della Repubblica di Catania). Particolarmente attivo, un giurista siciliano, Fulvio Vassallo – noto per caldeggiare di continuo denunce contro l’Italia per crimini contro l’umanità per le politiche seguite sull’arrivo dei ‘profughi’ dalla Libia – che si è perfino augurato che il mare determinasse uno sbarco obbligato (“Il mare si è ribellato e potrebbe fare giustizia”) contro le decisioni del ministro Salvini, e tra i suoi seguaci anche taluni attivisti ‘antifa’ cagliaritani, che avevano definito il comandante di “Proactiva Open Arms” un loro ‘amico’.
Alla frenesia degli ‘attivisti umanitari’ hanno fatto eco le perorazioni dei politici, tra cui si è distinto il presidente piddino dell’Anci, Emiliano Deiana (“Il Governo consenta alla nave Aquarius di attraccare nel porto di Cagliari per dare le prime cure e i necessari soccorsi ai migranti”), ma alla fine nulla è accaduto: la nave Aquarius ha terminato il periplo della Sardegna senza soverchi problemi per i migranti a bordo e gli autori dei compulsivi appelli, i professionisti dell’attivismo umanitario, sono rimasti a bocca asciutta.
Caesar
(admaioramedia.it)
4 Comments
Angela Palmas
Non sono neanche arrivati e già il governo spagnolo ha dichiarato che chi non ha diritto a richiedere l’asilo verrà rimpatriato….!!! Ecco come si governa. Non con il buonismo idiota
Angela Palmas
Apriamo i porti a Marsiglia, Amburgo, Rotterdam, Lisbona !!!
Giovanna Bonino
Il buonismo lo tirano fuori solo x gli immigrati… Il prossimo anno i sardi andranno al voto, vediamo….
Il Consumatore
Purtroppo di giuristi alla Vassallo, di nome e di fatto, veri anti-italiani da mandare in Africa insieme ai suoi protetti, ce ne sono tanti, troppi, in Italia. Il capo dell’ANCI Sardegna, di cultura e coltura comunista, è logico che sia cosi accogliente, perché per questa gente, il futuro del lavoro sta in queste attività di sopravvivenza e di sfruttamento di poveri disoccupati, pronti a lavorare per le Cooperative speculatrici che guadagnano sulle disgrazie degli altri e che hanno bisogno di avere sempre molti disoccupati e clandestini.