Una pagina triste della ‘guerra civile’ che funestò l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e fin dopo la fine del conflitto mondiale. Una pagina dimenticata che ha visto coinvolto, nel ruolo di vittima, un maresciallo dell’Esercito di Bosa, che si trovò ad Alviano, in provincia di Terni, con la moglie e venne ucciso dai partigiani.
Pietro Manunta dopo l’8 settembre aveva deciso di restare al fianco degli alleati tedeschi e, addirittura prima della creazione della struttura militare della Repubblica sociale italiana, si era arruolato nell’esercito tedesco. Fortemente inviso ai partigiani umbri, il ‘Maresciallo di Alviano’ venne sequestrato nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1943 e non si seppe più nulla della sua sorte. Secondo le testimonianze che furono raccolte negli anni seguenti, venne condotto in una casupola di campagna di proprietà di un comandante dei partigiani della zona, Dionisio Santi, successivamente sul Monte Buttanello, dove rimase prigioniero per una settimana, prima di essere ucciso a colpi di accetta alla testa da Avodio Santi detto ‘Il Roscio’, zio di Dionisio. Quell’11 novembre, il suo corpo venne buttato in un burrone e non venne più trovato.
Una storia poco conosciuta che, nelle scorse settimane, è stata ripresa dal Comitato “Pro 75° anniversario della Rsi in provincia di Terni”, con una lettera inviata al sindaco di Bosa, Luigi Mastino, ed all’assessore comunale alla Cultura, Alfonso Campus, chiedendo se nella lista dei caduti nel paese ci sia anche il nome di Manunta: “Ci prefiggiamo il raggiungimento di una vera pacificazione nazionale, nel quadro della costruzione di un‘percorso della memoria’ territoriale sulla storia della Repubblica sociale italiana attraverso le gesta dei suoi caduti – ha detto Pietro Cappellari, responsabile culturale del Comitato – Perciò, se il nome di Manunta non fosse iscritto sul monumento ai Caduti di Bosa, sarebbe opportuno procedere all’integrazione, come parziale risarcimento morale ad un uomo vittima dell’odio politico”.
Il Comitato ha scritto, dopo un primo tentativo di due anni fa, anche al Sindaco di Alviano chiedendo l’autorizzazione ad erigere una croce nel luogo dove Manunta venne sequestrato: “Affinché vi sia finalmente un luogo dove pregare il caduto repubblicano, il cui corpo, dopo 75 anni, giace nascosto in qualche fossa”. (fm)
(admaioramedia.it)