Il fatto che lo Stato centrale rinvii al 2018 l’entrata in vigore del pareggio di bilancio per sé stesso, dovrebbe suggerire qualcosa ai baroni della Giunta, che invece hanno accettato che la Sardegna facesse da cavia, in anticipo rispetto alle altre Regioni per cui è previsto nel 2016.
In un quadro complessivo di tagli imposti da Roma accettare il pareggio senza alcun contrappeso, è come consentire che ci dicano che possiamo bere tutta l’acqua a disposizione, mentre il Governo prende la nostra autobotte per sostituirla con una bottiglietta da pochi centilitri. Il rischio, che ormai è realtà, è quello di un freno agli investimenti sia della Regione che degli enti locali: in concreto, nuove difficoltà per le strade, gli interventi contro il dissesto idrogeologico, l’edilizia pubblica etc. Il risultato paradossale è quello di un ulteriore ricorso all’indebitamento: proprio ciò che ha fatto la Giunta Pigliaru che, pur di non disturbare il manovratore Renzi, tradendo la difesa dei soldi dei Sardi, ha contratto un super-prestito da 700 milioni di euro. Se consideriamo quanto viene riferito da Il Sole 24 Ore, ovvero che il 92% del debito pubblico è determinato dall’amministrazione centrale, risulterà evidente l’atteggiamento cinico di un Governo che predica il rigore, ma lo pretende solo dai 'più piccoli', con tagli, lacci e veri e propri cappi, che strozzano le comunità, le famiglie e le imprese.
Non possiamo accettare che in tutto questo la Sardegna faccia da cavia e debba perfino ringraziare chi compie esperimenti contabili che danneggiano gravemente la nostra Isola. Pigliaru chieda subito il confronto promesso, finora solo a parole, dal Governo affinché già nei prossimi provvedimenti l’Isola venga compensata di quanto sottratto dall’accordo patacca e dalla legge di stabilità 2015. La Giunta ha la gravissima responsabilità di aver chiuso la vertenza entrate con disonore, rinunciando ai diritti dei Sardi, ai ricorsi e alle risorse spettanti alla nostra terra. Dalla questione pareggio di bilancio parta anche una nuova vertenza entrate, che veda coinvolta tutta la società sarda anziché essere portata avanti con risultati fallimentari da chi solitariamente e in spregio agli interessi del popolo sardo ha alzato bandiera bianca.
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