C’e il sogno, un giovane Sardo, una terra lontana e quei canestri a ‘dieci piedi d’altezza’. Poi c’è il Kenya e quel villaggio del West Pokot a Kapenguria. Salvatore conosce bene quei posti e condivide con i tanti giovani kenioti la passione per il basket, ma senza campo quella passione comune è solo una chimera, ma non per quel giovane ozierese, che in uno slancio di generosità decide che il campo si deve fare. Inizia la raccolta fondi in Sardegna, attraverso l’acquisto di una maglietta color arancio con il logo BasKenia ed una iniziativa sportiva e gioiosa.
In tanti seguono l’impresa di Salvatore, che tornato in Africa, nel giro di pochi giorni realizza il campo non senza difficoltà. Si lavora contro il tempo, la difficoltà nel reperire i materiali e i Monsoni che lasciano cadere sul terreno valanghe di pioggia, ma la caparbietà del giovane sardo acquista vigore ad ogni intoppo e contrattempo, fino a domenica, quando la bandiera dei quattro mori disegnata al centro del campo e sul tabellone dei canestri non ha preso improvvisamente vita, decuplicandosi su quel pavimento non perfetto, calpestato da decine di piedi di ragazzi felici. Non tutti indossano le scarpe giuste, magari solo un paio d’infradito ma la gioia di giocare è uguale ad ogni latitudine.
E allora bravo Salvatore, che sei riuscito a realizzare il tuo sogno e quello di tanti giovani kenioti, che hai ricordato Luca che è andato via mentre palleggiava, e soprattutto per essere riuscito a dare speranza a tutti coloro che pensano che un mondo migliore si può costruire anche su un campo da basket. La Sardegna che mi piace è anche questa!
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)
2 Comments
Stefano Pani
Da una parte trovo giusta l’iniziativa, almeno se ne stanno a casa loro e non rompono qui. Dall’altra mi pare strano, visto che hanno sempre guerre carestie ecc ecc ,che abbiano la forza e la voglia di giocare a basket!
Roberta Lai
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