Cambia il copione, cambiano gli autori, ma la sostanza rimane sempre lo stessa: denigrare la Sardegna intera. Nelle scorse settimane, a finire sulla graticola ‘dell’intellighenzia 2.0′ della stampa italica era stata Grazia Deledda, al centro degli sfottò del giornalista del settimanale “L’Espresso”, Alessandro Gilioli. Questa volta è toccato alla Barbagia, utilizzata impropriamente sul Corriere della Sera come metro di paragone del clima di violenza nella zona del lago di Como, dove è stata data alle fiamme l’auto del sindaco di un piccolo paese.
Partendo dalle dichiarazioni di un informatore anonimo, che lavorò in passato come investigatore nel Nuorese, il cronista Andrea Galli utilizza queste accuse, bollando la Barbagia come esempio di inciviltà, omertà e arretratezza culturale. Secondo la firma del quotidiano milanese, per i barbaricini sarebbe abitudine minacciare col fuoco gli amministratori che non si piegano ai loro desideri. Un paragone frutto di racconti anonimi e di mancate conoscenze del reale contesto geografico. Perciò, la comunità del territorio, nuovamente offesa, non ha esitato a protestare contro la sparata, alla quale non sono seguite le scuse, bensì una più semplice correzione nel titolo dell’articolo diffamatorio, che inizialmente era “Cascinali e auto dei sindci incendiati nella ‘Barbagia’ dell’Alto lago”.
“Si tratta di un’assurdità totale. – spiega Alessandro Corona, sindaco di Atzara – Il fatto che, come fonte primaria del pezzo, si rifaccia alle improbabili tesi di un testimone rimasto anonimo, certifica la qualità giornalistiche di Galli. Tutto contribuisce a dimostrare, inoltre, quanto egli stesso si faccia promotore di uno stile che descriva una pratica che non ci appartiene”. Gli fa eco il primo cittadino di Seulo, Andrea Murgia: “Ormai è diventato un classico usare la Sardegna solamente per disprezzarla. Certi individui non meritano neppure delle particolari considerazioni. L’unico invito che mi sento in dovere di fare a Galli è quello di venire in Barbagia, al fine di conoscere meglio un territorio a lui sconosciuto. Si renderà conto che siamo fatti di tutt’altra pasta da quella citata. Spiace veramente tanto constatare che non siano giunte delle scuse, vista anche l’autorevolezza del Corriere della Sera.”
Sulla stessa linea anche l’imprenditore forestale tonarese Giampiero Poddie: “Ci ritroviamo dinanzi all’ennesimo luogo comune di cattivo gusto, e al cosiddetto modo in cui veniamo visti dalla stampa nazionale. Le colpe non vanno imputate solamente al giornalista, ma in particolar modo al giornale che non ha nemmeno pubblicato alcune righe per scusarsi. Galli dimostra di non conoscere nulla sulla nostra zona. Diversamente, comprenderebbe che per la stragrande maggioranza è composta da persone perbene. Oltre a documentarsi maggiormente, gli suggerirei di leggere le recenti interviste a Gigi Riva, dove il grande campione parla della sua diffidenza iniziale verso la Sardegna e del successivo amore per il suo popolo. Da queste capirà, di come conoscendo nello specifico una determinata area, possano venir meno le sue pessime opinioni. Non ci tengo ad invitarlo a fare un salto da queste parti, da noi sono gradite solamente le persone che ci amano.”
Ed infine, il pittore olianese Paco Corrias: “E’ impensabile che il giornalismo dei nostri giorni faccia riferimento alle tendenze del passato. Nell’epoca del banditismo sardo ci fu infatti chi, tra le firme dei quotidiani nazionali propose di usare come rimedi il lanciafiamme o la bomba atomica, come se tutti i barbaricini fossero delinquenti. Se l’informazione si attesta ancora a certi livelli siamo messi proprio male. Nonostante in Barbagia si siano verificati attentati e intimidazioni nei confronti di sindaci e istituzioni in generale, va specificato che quest’area venga ormai vista solamente come sinonimo di ‘barbarie’. E’ surreale il fatto che chi non conosca la nostra terra abbia creato dei così dannosi pregiudizi nei nostri confronti. Gli atti intimidatori contro le istituzioni sono d’altronde presenti in tutta Italia e non soltanto in Sardegna.”
Giorgio Ignazio Onano
(admaioramedia.it)
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