Amo ragionare in chiave ludica (come non farlo?), sullo spirito indipendentista e autonomista sardo. L’isola dove vivo e abito da vent’anni, è l’unica Regione Autonoma a ‘statuto inutile’ per quanto riguarda l’alta formazione artistica (ma non è incredibile?).
In Sardegna, si pensa all’autonomia e all’autodeterminazione non come strumento di produzione culturale locale, ma per copiare ed incollare modelli di marketing mossi altrove da contenuti culturali secolari. L’identità nazionale isolana sembra fermarsi ancora oggi, nel 2018, al distinguo tra questo e quel giudicato, insomma nel nome di un Rinascimento autonomo culturale mai esistito. Si legittima un sentire medievale fatto di scontri con il vicino di territorio, con il sostegno che arriva dall’altrove. In questi vent’anni d’isola, avrò sentito centinaia di migliaia di volte improbi paragoni con altre culture, territori, storie e stati, si citano copiando e incollando per giustificare l’incapacità di costruire un proprio modello di autonomia produttiva d’arte e cultura che consenta al pubblico di stare sul mercato.
Uno dei modelli più citati è quello scozzese: “Noi siamo la Scozia d’Italia”. Certo, la Scozia non è l’Inghilterra, ma nei secoli, quanto l’indipendenza scozzese ha scommesso e investito sulla propria specificità artistica e culturale come sentire comune? Immaginate Glagsow, la capitale economica della Scozia, priva d’alta formazione artistica come Cagliari? Quale rilancio culturale senza una propria fucina di produzione artistica locale? Purtroppo, ho appreso che un incendio ha distrutto (fortunatamente senza morti) l’Accademia di Belle Arti di Glasgow, che è la più prestigiosa del mondo ed il ministro Sturgeon ha dichiarato d’avere il cuore spezzato per i danni all’edificio. Sapete come nasce quell’edificio? Nasce per essere sede della scuola d’arte e nient’altro, progettato non da uno qualsiasi, ma da un tale che è il padre/esponente dell’Art nouveau, un architetto nato proprio a Glasgow (quando si dice l’arte residente e lo sguardo sul futuro della propria storia) nell’edificio più importante della città fondato nel 1845: si chiamava Charles Rennie Mackintosh.
Adesso, chiudete un attimo gli occhi e pensate che a Cagliari, il Liceo Artistico è diventato pubblico soltanto nel 1968, senza una sede fissa di pertinenza, e che l’Accademia di Belle Arti non è mai nata. Però, il sindaco Zedda ha dedicato una piazza all’artista Maria Lai con qualche anno di ritardo dalla sua scomparsa (è morta nel 2013), quando si dice la lungimiranza…
Domenico Di Caterino
(admaioramedia.it)