“Le ho detto: hai fatto un bel carré ti sta bene, ma chissà che strano tagliare via la lunghissima e splendida chioma che avevi… e lei mi ha risposto: …li ho spediti a Roma in un centro dove fanno parrucche. Non c’era niente da spiegare. E’ stata una folata di vento ghiacciato e pungente“… Non è l’inizio di un libro, la ragazza, non ancora diciottenne, è figlia di un’amica che ha subito due mastectomie, una donna che ho sempre stimato, ed ora di più, per quello che è riuscita a trasmettere ai figli.
I giovani di oggi, gli stessi che tecnologicamente sono avanti anni luce dalla mia generazione, ma che hanno un cuore ed una sensibilità antica. Anche io ero una ragazzina quando mia madre è stata azzannata dal cancro. Sì, azzannata perché ti porta via un pezzo di corpo, un pezzo di cuore ed un pezzo grosso di anima. Ma io ero l’eccezione nel gruppo, ora purtroppo sembra che ci stiamo abituando alla notizia. Nessuno si dovrebbe abituare alla perdita della salute a nessuna età. Invece, in Sardegna ci sono circa 70mila malati e circa 9mila nuovi casi nell’ultimo anno, cifre esorbitanti per la nostra Isola e parliamo solo di tumori. Purtroppo, abbiamo dei primati dei quali avremmo potuto far a meno, ma ci sono e dobbiamo fare qualcosa. I dati non sono ancora stati aggiornati al 2019, ma basta sapere che la Sardegna ha il primato mondiale della più alta incidenza della sclerosi multipla anche in età pediatrica, di due-tre volte superiore, con 2,85 nuovi casi l’anno fra i sardi under 18, cui si aggiunge uno 0,68 per le diagnosi di Cis (Clinically isolated syndrome), considerata l’esordio della sclerosi multipla.
Un gruppo di ricerca dell’Università di Sassari, tempo fa, ha dimostrato per la prima volta che nell’Isola il primato per questa malattia cronica infiammatoria autoimmune del sistema nervoso centrale non è limitato solo alla popolazione adulta. La novità è contenuta nell’articolo “Epidemiologia della sclerosi multipla nella popolazione pediatrica del Nord Sardegna”, pubblicato nella rivista scientifica “European journal of pediatrics”. L’equipe della clinica di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari ha esaminato cartelle cliniche e ambulatoriali e risonanze magnetiche di tutti i centri neuropsichiatrici, neurologici, riabilitativi territoriali e ospedalieri delle province di Sassari e Olbia-Tempio. Nel complesso, fra sclerosi multipla e Cis, risultano ogni anno 3,5 nuovi casi ogni 100mila ragazzi nel nord Sardegna. La prevalenza totale calcolata dallo studio è pari a 33,3 casi di sclerosi multipla definita o iniziale ogni 100mila under 18: “Dopo i traumatismi della strada, la sclerosi multipla è la più importante causa di disabilità nei giovani… La Sardegna è l’isola delle autoimmunità: si pensi, oltre alla SM, al diabete di tipo 1, alle tiroiditi, alla celiachia, patologie che colpiscono la popolazione sarda molto più che la gran parte del resto del mondo. Credo che ciò abbia a che fare con la secolare lotta genetica dei sardi contro la malaria”.
Un processo che ha portato, fra l’altro, alla selezione di globuli rossi lievemente modificati, utili per neutralizzare il plasmodio della malaria, ma collegato in seguito a patologie caratteristiche della popolazione sarda come le talassemie e il favismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, in pochi anni, tutto è cambiato, secondo alcune ipotesi: sradicata la malaria grazie al massiccio uso di ddt, sconfitta la tubercolosi, i parassiti intestinali e le infezioni con i vaccini, è possibile che il Dna dei sardi non abbia fatto in tempo a ritrasformarsi in concomitanza con le migliorate condizioni igienico-ambientali. “Naturalmente, questa è solo un’ipotesi, che andrà studiata e verificata”. In Italia, oltre 118mila persone vivono con la sclerosi multipla: 3.400 diagnosi in più dello scorso anno. La sclerosi multipla è una malattia cronica che può portare a disabilità progressiva, viene diagnosticata nella maggior parte dei casi tra i 20 e i 40 anni. Un nuovo caso ogni tre ore. Le donne si ammalano due volte di più degli uomini, i giovani sono quasi 60mila. Il costo medio annuo per questa malattia ammonta a circa 45.000 euro, per un totale di oltre 5 miliardi di euro l’anno, cui si devono aggiungere costi intangibili stimati oltre il 40% dei costi totali.
Della programmazione regionale 2014-18 ha fatto parte il Programma P.1.3, un piano di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (Mtnt): l’attività fisica può essere prescritta come un farmaco tradizionale per curare ma anche prevenire alcune patologie croniche e possa essere una terapia complementare nella cura di obesità, diabete, disturbi cardiaci e alcune malattie neurologiche, quali la sclerosi multipla e il Parkinson, che in Sardegna colpiscono circa il 30% dei pazienti, con una spesa di oltre due terzi del bilancio sanitario regionale. Il progetto, dedicato soprattutto a chi soffre di tali patologie, rappresenta una forma utilissima di prevenzione per tali patologie e avrà un impatto positivo anche sui conti della sanità regionale, con un risparmio notevole in termini di prestazioni specialistiche e diagnostiche, ricoveri e terapie farmacologiche. Perché questo programma si realizzi deve essere inserito nella programmazione 2019/23 in modo che tutto ciò che è stato studiato e provato nel quinquennio passato prenda forma e si attui, altrimenti il lavoro, lo studio, la preparazione degli specialisti, l’impegno ed i soldi che sono stati impiegati saranno buttati al vento. Dobbiamo assolutamente portarlo avanti ed io lo voglio portare avanti.
Marcella Gerugi
(admaioramedia.it)