Gli amministratori locali sardi pagano uno scotto altissimo per il loro impegno a favore della cittadinanza: minacce, vessazioni, veri e propri attentati vengono orditi ed ingegnati da persone che vorrebbero mettere a tacere chi mette a disposizione il proprio tempo e le proprie energie per assicurare una continuità amministrativa alle piccole realtà locali che compongono l’Isola.
L’attentato di ieri sera ai danni del sindaco di Pula, Carla Madau, è solo l’ultimo di una lunga serie riportati dalle cronache. Quando succedono casi come questo la classe politica si indigna, grida allo scandalo, invita alla pacificazione sociale e all’utilizzo dei modi e delle sedi opportune per condurre un dibattito politico sereno in seno alle Istituzioni deputate. Va rilevato che, nonostante gli impegni presi da più parti, tanto delle Istituzioni regionali che da quelle nazionali (per ultimo il ministro dell’Interno Angelino Alfano quando venne a far tappa in Sardegna), le risposte in questo senso tardano ad arrivare. Da ormai lungo tempo si chiedono misure di tutela speciali a favore degli amministratori locali, spesso abbandonati da quella Repubblica che loro stessi incarnano e rappresentano quali organi più prossimi alla cittadinanza, tanto in senso fisico che politico.
Quando si parla di temi quali il basso rischio per “tenuta sociale e democratica”, si tende ad ignorare che l’attacco alla democrazia non è solamente quello perpetrato ai danni del Parlamento nazionale o alle più alte cariche dello Stato. Sono proprio i primi cittadini e i loro collaboratori a correre i rischi maggiori, perché considerati facilmente attaccabili da quei malintenzionati che non conoscono altra ragione se non quella della vendetta, della violenza e dell’intimidazione per bloccare quelle azioni amministrative che vengono considerate lesive di interessi particolari.
La tenuta democratica del tessuto politico-sociale della Sardegna è messa a rischio, dunque, da pochi esaltati che rimangono quasi sempre impuniti. Il costo da pagare non è rimesso solo dalle vittime dirette delle intimidazioni e della violenza, ma è ripartito in egual maniera da tutti i cittadini delle realtà poste sotto attacco: nelle ultime elezioni amministrative alcuni Comuni non hanno potuto procedere alle elezioni a causa dell’assenza di candidati. Quando il timore di mettere le proprie energie al servizio dei cittadini supera il lustro che la carica porta con sé, è inevitabilmente segno che qualcosa viene meno e quel qualcosa è la passione per la democrazia e la libera espressione dei propri ideali da tradurre in opere concrete al servizio delle singole realtà e del tessuto connettivo della Repubblica stessa.
Ferme restando le condanne mediatiche, le Istituzioni si spendano per arginare un problema che potrebbe essere la radice di altri mali difficilmente sanabili. La passione per la ‘cosa pubblica’ e per il bene comune nasce, cresce e si rinforza già a livello comunale, e non nei livelli amministrativi superiori, spesso lontani anni luce dalla quotidianità.
Stefano Musu
(admaioramedia.it)