La crisi che ha avvolto l’intero apparato nazionale negli ultimi anni ha raggiunto e accentuato negativamente non solo gli aspetti più prettamente economici e politici, ma anche aree di interesse culturale, come l’istruzione. La mancanza di risorse e sviluppi adeguati si è tradotta in uno slancio mancato nei confronti della ricerca, dello sviluppo e del diritto allo studio a partire dal 2008, una paralisi che tuttavia si è rivelata solamente temporanea, soprattutto in alcune regioni come la Sardegna.
Grazie a manovre e investimenti oculati, dal 2014 gli ingranaggi hanno ricominciato a girare a favore di studenti, ricercatori e docenti avvalorando una serie di incentivi e agevolazioni. In particolar modo si evidenzia un aumento tuttora in crescita di finanziamenti per studenti universitari, contromisure ottimali e accessibili di cui giovani universitari sardi possono usufruire per proseguire il proprio percorso di studi all’insegna di una sicurezza più garantita. Gli ostacoli riscontrati dal sistema degli atenei della Sardegna sono imputabili in primo luogo ad una differenza nel reddito pro-capite percepito, con standard ben diversi da altre regioni maggiormente sovvenzionate e dagli standard più alti. Questo divario si aggrava maggiormente considerando da un lato l’impossibilità di un dialogo diretto con le imprese – e conseguenti integrazioni di investimenti – e dall'altro la pressione fiscale esercitata dall’amministrazione degli atenei sardi che non può avvalersi degli stessi criteri già in uso presso altri contesti regionali italiani.
Malgrado tutta questa serie di impedimenti, oltre a diversi contenziosi di natura legislativa non ancora soluti e in attesa di un’attenzione maggiore da parte dei ministeri competenti, alcune norme in atto sono state mantenute, rendendo possibile questo rilancio delle risorse studentesche sarde. Con il rinnovo e la disposizione di contributi di finanziamenti a beneficio degli studenti universitari si ritiene dunque che ci siano i presupposti per contrastare altri dati scoraggianti, come l’abbandono scolastico. Quest’ultimo disagio infatti rischia di rappresentare una barriera sempre più solida se si considera che il 27% dei giovani non porta a termine gli studi e il percorso universitario intrapreso. Una realtà che a causa dei costi del materiale, dei testi e di altre voci di spesa, affila l’impoverimento dei nuclei familiari sardi, già costretti a fronteggiare la disoccupazione dilagante e l’impoverimento generale.
Per il momento il reintegro dell’Ateneo di Cagliari all’interno di ranking internazionali, l’aumento di assunzioni in termini di ricercatori e i già sopracitati incentivi sembrano contribuire a smuovere il terreno insidioso su cui si muove il bilancio universitario sardo e ci sono ottime prospettive per una valorizzazione ancora migliore dei giovani studenti.
Susanna Rossi
(admaioramedia.it)