Nonostante le intense campagne antiTirrenia (che gli è costata una querela da parte dell’armatore Onorato), antiAbbanoa, sulla continuità territoriale aerea ed alcune ‘sparate’ nei più recenti panni dell’antimilitarista, neanche i bookmaker inglesi hanno osato avanzare ipotesi sulla collocazione di Mauro Pili alle imminenti elezioni regionali 2019.
Delle sue scelte hanno ipotizzato in tanti (qualcuno lo dava in lista con la Lega, altri nella colazione di centrodestra col suo movimento, pochi come costola del Psd’Az), lui, finora, non ha parlato di elezioni. Unico accostamento del suo nome ai ‘ludi cartacei’ di febbraio è stato un sondaggio, che però è sembrato ‘costruito’ ad hoc da una manina misteriosa: lo dava oltre il 50% nelle preferenze degli elettori del centrodestra. Ora, però, prende corpo quel progetto politico che, su iniziativa di ProgreS, aveva mosso i primi passi ad aprile, coinvolgendo il Partito dei Sardi dell’immarcescibile Paolo Maninchedda ed Unidos, creatura dell’ex deputato Pili. In quella riunione era “emersa l’esigenza di mettere in atto iniziative comuni per una più efficace difesa degli interessi nazionali sardi e la realizzazione di un ampia convergenza nazionale delle forze politiche sarde, anche in vista dei prossimi importanti appuntamenti elettorali”.
Nel frattempo, da questa ‘esigenza’ si è defilato il Partito del sardo Maninchedda, che ha dato vita alle ‘primarias della nazione’ (si svolgeranno dal 6 al 16 dicembre), utili esclusivamente ad ‘autodesignare’ l’ex sostenitore di Soru, Cappellacci e Pigliaru come candidato alla Presidenza della Regione. Purtroppo per alcuni, a poco più di due mesi dal voto, è giunto il momento delle scelte irrevocabili e se oggi Pili tace ancora, il movimento indipendentista guidato da Gianluca Collu comunica che “Unidos e i moderati sardi sono sulla strada della convergenza nazionale”, raccontando di “momenti di incontro fattuali che, al di là delle differenze politiche tra le due forze, ci hanno trovati uniti sulla strada della difesa dei diritti del popolo sardo”.
Insomma, una costola della coalizione 2014 di Michela Murgia intende sostituirla con Pili, cosa che non renderà certamente felice la nuova eroina dell’antifascismo ‘scribacchiante‘, ma a caccia di un nuovo ruolo politico, dopo la ardita uscita da Forza Italia ed i dubbi sulla tenuta elettorale di Unidos, lui se ne farà una ragione. Alla base della originale ‘convergenza’, il nuovo amore degli indipendentisti per i “moderati”, che, secondo Prorgres, “attraverso un percorso di maturazione personale e politica sono approdati o stanno approdando all’indipendentismo e alla presa di coscienza nazionale”, consapevoli che “in un tessuto sociale e culturale come quello del nostro Paese appare onirico pensare di poter realizzare la liberazione nazionale senza l’esistenza di un centrodestra sardo moderato, indipendentista o quantomeno interprete degli interessi nazionali sardi”.
Quindi, oltre ai quattro candidati già designati (Christian Solinas per il centrodestra, Massimo Zedda per il centrosinistra, Francesco Desogus per il Movimento Cinquestelle ed Andrea Murgia per Autodeterminazione) è certo che gli elettori sardi ne troveranno qualcun’altro nella scheda. Forse due (Pili e Maninchedda), anche se non è da escludere un nuovo idillio col Partito dei Sardi, seppure, secondo Progres, “solo per il movimento di Pili, ad oggi, si può parlare di chiara e continuativa distanza dai poli italiani”. Gli basterà poco (soprattutto rileggersi con attenzione la legge elettorale ed usare un pallottoliere) per addivenire ad una sana ed utile ‘convergenza’ tra Collu, Maninchedda e Pili. A quel punto, i bookmaker inglesi si scateneranno sul nome del candidato presidente della ‘convergenza nazionale sarda’ (a meno che i due, certi della sconfitta, furbescamente non buttino avanti il temerario Collu), ma condannarsi consapevolmente alla marginalità e ad una figura elettorale barbina non sarebbe una scelta sagace per due brillanti protagonisti degli ultimi decenni della politica isolana.
Arsenico
(admaioramedia.it)