È arrivato il momento di lanciare una nuova campagna di solidarietà con tanto di hashtag: #JeSuisFrancesca. Partiamo dagli antefatti.
Correva l’anno 2013, domenica 29 settembre, Francesca Barracciu strapazzava i suoi concorrenti nelle Primarie del centrosinistra per la designazione del candidato Governatore della Sardegna: 22.808 voti su 51.496 (44,29%). L’investitura avvenne in un tripudio di complimenti, all’insegna dell’entusiasmo: “Da domani pancia a terra per mandare a casa il centrodestra”, aveva commentato la pasionaria sorgonese.
Ma, inopinatamente, proprio il giorno dopo il successo (ironia della malasorte, se la volete chiamare così…), la Magistratura piombò sulla vincitrice ‘a gamba tesa’ con un avviso di garanzia per la stranota questione dell’utilizzo dei fondi riservati ai gruppi consiliari regionali. Vicenda ormai nota per gli ettolitri di benzina che la Barracciu sostiene di aver consumato nell’attività di consigliere regionale.
A dicembre, dopo una telefonata con Renzi, allora segretario nazionale Pd, arrivò una non troppo spontanea rinuncia alla candidatura, che, a marzo, fu comunque compensata dalla nomina come sottosegretario ai Beni culturali del Governo Renzi. Insomma, il Pd si dimostrò più intransigente e fermo nel rispetto di un Codice etico più a Cagliari che a Roma. L’elettorato sardo apprezzò e mandò in viale Trento Francesco Pigliaru. Fu proprio il Professore, appena proclamato, ad escludere che la Barracciu potesse far parte della sua squadra: “Di sicuro nella mia Giunta non ci saranno indagati”. E furono applausi scroscianti per l’integrità morale del nuovo corso del centrosinistra, in controtendenza rispetto alla precedente maggioranza di centrodestra, funestata dal coinvolgimento in alcune indagini. D’altronde, a sinistra già da tempo vigeva l’assioma, e come tale indimostrato, della loro superiorità morale.
Poi, arrivò il tempo di eleggere il segretario regionale del Pd ed il Codice etico cominciò ad essere trascurato. Fu eletto Renato Soru, negli ultimi tempi assiduo frequentatore di ‘stanze’ dove viene chiamato a spiegare alcune ‘incongruenze’ della sua attività imprenditoriale. Ma nessuno ha battuto ciglio. La notizia più irritante per la Barracciu è arrivata dalla Campania. In quella terra, il candidato Governatore del Pd sarà Vincenzo De Luca, addirittura già condannato in primo grado per abuso di ufficio. Condanna, peraltro, già conquistata al momento delle Primarie. Ma nessuno ha battuto ciglio e difficilmente l’ex Sindaco di Salerno seguirà l’esempio sardo.
Dulcis in fundo, è arrivato l’avviso di garanzia per l’assessore Paolo Maninchedda. Stesso filone d’inchiesta della Barracciu, stessa accusa di peculato, seppure la cifra contestata sia decisamente inferiore: 3.600 euro contro 78.000. Va dato atto al titolare dei Lavori pubblici di aver immediatamente compiuto il beau geste delle dimissioni, ma il famigerato Codice etico, sventolato più volte sotto il naso della Barracciu, è rimasto nel cassetto: “Dopo un anno di lavoro ritengo che, dinanzi a fatti tutti da accertare, debba prevalere la valutazione del lavoro svolto”, ha detto respingendole il presidente Pigliaru. E nessuno ha battuto ciglio.
Nel frattempo, il Sottosegretario è stato rinviato a giudizio per la benzina, si è scontrata sui social network con Michela Murgia ed Alessandro Gassmann, è inciampata su Sebastiano Satta, ha avuto il suo da fare coi Giganti di Mont’e Prama, ha chiuso la sua pagina facebook, twitta molto meno… ma, finché non ci sarà una condanna, #JeSuisFrancesca.
Arsenico
(admaioramedia.it)