Sono mesi e mesi che, soprattutto gli intellettuali ‘sinistri’, vanno sbandierando la ‘percezione’, cercando di convincere gli italiani quanto la realtà sia diversa. Snocciolano statistiche su statistiche, numeri contro numeri, su rapine, scippi, omicidi, violenze sessuali. Il concetto da far prevalere è semplice: non corrisponde al vero che in Italia ci sia un rapporto diretto tra l’immigrazione fuori controllo e le condizioni della sicurezza.
Da una parte, l’intellighenzia delle ‘tabelle’, interpretate a proprio uso e consumo (per esempio, dimenticano che alcuni reati non vengono più denunciati, e quindi non entrano nelle statistiche, oppure che la percentuale degli stupri compiuti dagli extracomunitari va comparata alla percentuale della loro presenza sul territorio). Dall’altra, il popolo, i cittadini, coloro che, giorno dopo giorno, conducono una vita normale e perciò sentono maggiormente sulla propria pelle quanto le tabelle non dicono. Infatti, altre statistiche raccontano che più di un italiano su quattro (27,6%) ha paura di girare solo per strada di sera; uno su dieci non si sente sicuro neanche in casa; uno su otto quando deve passare per una strada buia porta con sé qualcosa per difendersi.
Per gli ‘statistici’ è fin troppo ovvio accusare alcuni politici di basare il proprio crescente consenso sulla paura, facendo finta di non sapere (o non capendo?) che, più semplicemente, hanno raccolto le sensazioni della comunità che intendono rappresentare, quella che più frequentemente di intellettuali e politici si trova a transitare per le strade meno sicure delle città italiane. Hanno, quindi, cercato di offrire loro una risposta, una soluzione. Così facendo, ascoltando le esigenze del popolo, sono diventati ‘populisti’, che nel linguaggio ‘sinistro’ è diventato quasi peggio di ‘fascista’, appellativi che vengono spesso assegnati in coppia: due al prezzo di uno.
Anche a livello locale, impossibile dimenticare le parole dei vari prefetti e questori che si sono avvicendati negli ultimi anni a Cagliari, ma soprattutto quelle rincuoranti del sindaco Zedda, tese a spegnere il clima di insicurezza che la città cominciava ad avvertire con lo stazionamento costante di immigrati sfaccendati ed annoiati in alcune piazze e strade del centro. Richiedenti asilo in arrivo non solo dai centri di accoglienza organizzati in città dai signori del ‘business’, ma anche da quelli dei piccoli centri della provincia, che non riuscivano ad offrire loro adeguate occasioni di ‘svago’, tantomeno i corsi di lingua italiana, sulla normativa riguardante l’immigrazione e sui diritti e doveri dello straniero, previsti nei contratti sottoscritti con la Prefettura per l’affidamento del servizio di accoglienza.
Poi, arriva il ‘ponte’ del 1° novembre ed in poche ore la percezione a Cagliari diventa incandescente: prima l’accoltellamento di un brasiliano in piazza Amendola ad opera di un marocchino, regolare ma pregiudicato e senza fissa dimora. A proposito, gli immigrati con permesso di soggiorno non dovrebbero avere un lavoro regolare per essere in grado di garantirsi una vita dignitosa ed una residenza, invece che gravare sul sistema sociale nazionale e locale? Durante la stessa notte, prima un marocchino ubriaco, alla guida di un furgone senza assicurazione e revisione, colpiva due auto in viale Monastir, poi un pakistano, armato di un grande sasso, giocava al tiro al bersaglio con il postamat della Posta centrale in piazza del Carmine, proprio come, qualche giorno prima, aveva fatto un connazionale (o era proprio lo stesso?) rompendo il portone in legno ed i vetri dell’ingresso della Prefettura cagliaritana.
Poteva mancare qualche episodio di spaccio di droga, ovviamente no. Nella stessa piazza, qualche ora prima, un giovanissimo del Mali cercava di sbarcare il lunario vendendo hashish, con annessa colluttazione (ormai è quasi un vezzo) ai danni dei carabinieri al momento del fermo: tanto è quasi tutto gratis, dalla cella si esce presto e l’espulsione finora rappresenta un miraggio. Per chiudere le ‘percezioni’ racchiuse in poche ore, un algerino (a riprova che il foglio di espulsione vale meno di un ‘buffetto’) pestava in piazza Savoia un ambulante bengalese per rubargli il cellulare. Da aggiungere, in appena 24 ore, la scoperta di due bande di ‘topi di appartamento’ composte interamente da ladri di etnia rom, accettando così il rischio di diventare, oltre che populisti e fascisti, anche ‘razzisti’.
In pochi episodi un piccolo ed esemplificativo quadretto della sicurezza a Cagliari in questi ultimi giorni: se ai delinquenti locali si aggiunge la delinquenza importata a spese del contribuente, la ‘percezione’ è servita ai massimi livelli, alla faccia delle statistiche di lor signori.
Arsenico
(admaioramedia.it)