Nei giorni scorsi, la polemica sulla candidatura per le elezioni europee di Caio Mussolini, pronipote del Duce, che ha portato il giornalista Michele Serra a scrivere, sul quotidiano “La Repubblica”, che “…in Italia (e solo in Italia) chiamarsi Mussolini non è considerata una colpa…”; oppure, per stare in Sardegna, la stranita indignazione per il saluto romano al funerale del professore sassarese Giampiero Todini, e, qualche giorno, fa l’insorgere dell’Anpi per un convegno storico a Cagliari sul centenario della fondazione dei Fasci italiani di combattimento: “Il fatto che si tenga l’incontro è da considerare negativo”.
Tre semplici esempi per confermare come il fascismo sia ancora, a 100 anni dalla sua nascita ed a 74 dalla sua caduta, l’ossessione diurna e notturna per un ambiente politico-culturale che disperatamente non riesce a fare i conti con la storia, trasformando il proprio ‘incubo’ in una vera e propria ‘patologia’, che li porta a vedere fascismo e fascisti ovunque, sovente in maniera strumentale per biechi obiettivi di lotta politica.
Tra i più recenti bersagli delle purificanti battaglie antifasciste, la cittadinanza concessa a Benito Mussolini in alcuni comuni italiani. Finalmente… anche la Sardegna ha la sua iniziativa: un ex sindaco di Terralba, Gesuino Loi, dopo aver scoperto che il 14 maggio 1924 il Comune concesse la cittadinanza al Duce (e contestualmente al prefetto di Cagliari, il generale Asclepia Gandolfo), ha lanciato una raccolta di firme per revocarla ad entrambi. L’iniziativa fu del commissario prefettizio Domenico Palmas che, in quell’anno come in tanti altri comuni italiani, attraverso un semplice gesto burocratico assegnò la cittadinanza onoraria a colui che allora era il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dopo alcuni comuni, che in tempi recenti hanno approvato la revoca (Bergamo, Mantova, Volterra, Certaldo, Rivoli, Livorno, Colorno, Pisa), un forte smacco per gli ‘anticittadinanza’ è arrivato lo scorso 8 aprile: proprio a Salò, identificata storicamente come sede della Repubblica sociale italiana (seppure, dal 1943 al 1945, ospitò solo due Ministeri, mentre gli altri avevano sede a Brescia, Bergamo, Venezia e Verona), il Consiglio comunale ha respinto la richiesta di un consigliere dell’opposizione di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini, anche in questo caso a 95 anni dalla sua concessione.
Queste richieste di cancellazione più che un segnale forte contro la minaccia dell’insorgere di ‘nuovi fascismi’ o contro il “troppo fascismo strisciante”, come ha detto l’autore dell’iniziativa terralbese, appare come l’ultimo disperato ‘collante’, soprattutto ad uso e consumo dei media, di un’area politico-culturale in irreversibile crisi di contenuti e di consenso, che, cancellando strade, monumenti, simboli e cittadinanze, cerca di tenersi ben stretto almeno un pezzetto della sua sempre più pallida identità. Peraltro, seppure sia ridondante sottolinearlo, il tentativo di cancellare Mussolini dall’anagrafe degli enti locali difficilmente contribuirà a cancellarlo dalla storia o dalla memoria degli italiani.
Arsenico
(sardegna.admaioramedia.it)